I Puritani

di Vincenzo Bellini

Opéra de Marseille http://opera.marseille.fr

Marsiglia, Francia
  • Direttore Giuliano Carella
  • novembre 2019
    03
    domenica
    14:30 > 17:30
    3 ore
  • novembre 2019
    05
    martedì
    20:00 > 23:00
    3 ore
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I Puritani

Interpreti

Stampa e Recensioni

GB Opera
Jocelyne de Nicola
MARSIGLIA, OPÉRA MUNICIPAL: “I PURITANI”
Jessica Pratt, il soprano di coloratura anglo-australiano, applaudita sui più grandi palcoscenici d'opera del mondo, è Elvira. Con semplicità e felicità fa risuonare il calore del suo timbro negli acuti proiettati, rotondi, tenuti, eclatanti o sospesi. È una vera delizia! Ma anche che musicalità, che intenzioni sempre ben condotte, che sfumature estreme! Ascoltare Jessica Pratt in questo ruolo è la felicità ad ogni nota. I suoi attacchi puliti ma morbidi, la corretta respirazione, il fraseggio e il suo legato lasciano trasparire ogni aspetto del personaggio. Leggerezza del canto al primo atto nel "Son vergin vezzosa…", commovente ed emozionante in "Vien diletto e in ciel la luna ...", o sensibile con il "Credeasi misera" di Arturo; Jessica Pratt canta senza spartito facendo risuonare note staccate o proiettate sul fiato facendosi gioco delle difficoltà con una evidente semplicità. In un virtuosismo scintillante, Jessica Pratt ci ha regalato una lezione di canto, ma ci ha anche fatto riscoprire emozioni scese dal cielo.
Toute La Culture
Paul Fourier
Con I Puritani, il belcanto alla perfezione a Marsiglia
Nel ruolo di Elvira, Jessica Pratt è stupefacente. Stilisticamente perfetta, padroneggia il ruolo sulla punta delle dita, che raramente toccano il leggio, su cui non poggia alcuna partitura, mentre dispiega le pirotecniche belliniane ad un ritmo infernale. Con una facilità sconcertante (e un evidente piacere), interpreta magnificamente questa giovane ragazza. A questo livello di raggiungimento, osa tutto, si lascia andare in effetti suggestivi, vocalizzazioni e variazioni inverosimili, sfumature inaudite. E quando la sua voce già ampia si sviluppa e riempie improvvisamente la grande sala dell'Opera, il pubblico si aggrappa alla propria sedia, di fronte a questa maestria e questa rara quintessenza dell'arte. Il suo bel canto poggia su una tecnica di altissimo calibro, ma non si limita mai a quella, che nel panorama di questo tipo d'opera, è tutt'altro che scontato. Riesce a dare corpo a questa Elvira che perde piede a più riprese passando così rapidamente dall'estasi all'agonia (e viceversa). La conclusione è chiara: Jessica Pratt è innegabilmente ai massimi livelli delle altezze belcantiste, praticamente un'himalaiana.
Concert Classic
Michel Egéa
Il Belcanto trionfante di Jessica Pratt e Yijei Shi
Va detto che invitando Jessica Pratt a cantare Elvira, a meno di imprevisti, significa vincere facile, quantomeno per il lato femminile del cast. Questo è uno dei ruoli feticcio perfettamente interpretati dal soprano britannico che, ancora un volta, a Marsiglia, ha fatto fremere di piacere il suo pubblico. La voce è solida e potente, senza alcun vibrato indesiderato, gli acuti sono raggiunti serenamente, senza eccessi con precisione e limpidezza. I vocalizzi sono omogenei e il trionfo finale è garantito. La carta segreta di Jessica Pratt è che è come posseduta dal suo personaggio che, anche in concerto, infonde un potere drammatico alla sua interpretazione iper-romantica. Non eccede mai e la scena della follia è credibile e commovente. Una Grande arte.

Bachtrack
François Jestin
I Puritani mandano l'Opera di Marsiglia in estasi
Jessica Pratt appare in una forma vocale mozzafiato. Il timbro affascina da subito, lo strumento è ben espresso su tutta la lunghezza della voce, e si deve riconoscere che la parte acuta sviluppa il volume più importante. I vocalizzi vengono risolti con gran fluidità e la cantante propone, nella ripresa delle sue arie, variazioni di notevole ispirazione musicale. E il caso di "Son vergin vezzosa" al primo atto o ancora, la cabaletta "Vien diletto, è in ciel la luna" (atto II): sovracuti staccati o in piena voce, note perlacee in sequenza, cadenze supersoniche. In breve, una vera lezione di canto sostenuta da un interpretazione intensa.
Musicologie
Jean-Luc Vannier
Jessica Pratt e Yijie Shi, superbo duo amoroso ne I Puritani all'Opera di Marsiglia
Il soprano Jessica Pratt conferma, nel ruolo di Elvira, l'eccezionale qualità di una linea di canto tecnicamente molto elaborata e affiancata da una favolosa presenza scenica. Senza spartito, volteggia da un leggio all'altro, brandisce un sorriso accattivante come una spada affilata, ma sa anche come strappare lacrime al pubblico... Potenza negli acuti allo stesso tempo eclatanti e armoniosi, vocalizzi fluidi e intensi: il suo "Son Vergin Vezzosa" del primo atto è di una freschezza tutta giovanile, poi il suo "O rendetemi la speme; o lasciatemi morir "e il suo" Vien diletto, in ciel la luna" nel secondo atto sono stati calorosamente applautidi.
Olyrix
José Pons
I Puritani infiammano l'Opera di Marsiglia
Nel ruolo di Elvira, Jessica Pratt riesce ad arricchire sempre di più i contorni di questo ruolo che non si limita certamente alle semplici dimostrazioni pirotecniche. Ella possiede tutti gli strumenti tecnici necessari ed è perfettamente a proprio agio nei virtuosismi e nelle agilità che dispiega: Vocalizzi aerei, trilli, variazioni di grande fascino, note staccate, salti di ottave o mezze voice totalmente padroneggiate. Il registro medio basso potrebbe essere più pieno, ma la linea di canto si impone per distinzione ed espressività. Si allontana da leggio e spartito e canta con tutta l'anima, con un sorriso quasi permanente, anche in quei momenti in cui viene presa dalla follia.

Forum Opera
Maurice Salles
Un ruggito di piacere
Jessica Pratt incanta il pubblico con le brillanti agilità che ben conosce e seduce con la sua immedesimazione che fa trasparire le più piccole sfumature degli umori del suo personaggio, grazie a una mobilità permanente delle espressioni del viso su cui le emozioni viaggiano allo scoperto. Questo gioco di alternanze unito alla voce rimuove dal virtuosismo pirotecnico la percezione di un arbitrato convenzionale e decorativo.
Le Podcast Journal
Christian Colombeau
I Puritani di Bellini all'Opera di Marsiglia
Sorpresa della serata, Jessica Pratt, dal forte temperamento vocale, ruba praticamente lo spettacolo, con un'incarnazione di una dignità ammirevole, evidenziando al meglio l'aspetto etereo o persino patetico di Elvira. Il suo organo suona la gioia, il dramma e la follia con una linea di canto che sboccia meravigliosamente, perché particolarmente flessibile, in acuti luminosi, trilli e vocalizzi esemplari.
DestiMed
Michel Egéa
"I Puritani": monumentale Jessica Pratt
Domenica mattina, la dama ha ottenuto un trionfo dei più meritati insieme a un cast di grande talento. Ella è totalmente investita in questo ruolo romantico, tanto che a volte ci si dimentica persino che non c'è messa in scena. La sua voce è precisa e potente in ogni momento ed eccelle nelle vocalizzazioni. Gli acuti sono tutti al giusto posto e con gran facilità si fa gioco delle difficoltà della partitura...

Composizione

I Puritani

Libretto scritto in italian da Carlo Pepoli, messo in scena la prima volta di domenica il 25 gennaio del 1835

Vincenzo Bellini

Breve biografia del compositore
Vincenzo Salvatore Carmelo Francesco Bellini (Catania, 3 novembre 1801 – Puteaux, 23 settembre 1835) è stato un compositore italiano, tra i più celebri operisti dell'Ottocento. Le sue opere furono dieci in tutto, più famose e rappresentate sono La sonnambula, Norma e I puritani. Biografia Nato a Catania il 3 novembre 1801 da Rosario Bellini e da Agata Ferlito in un appartamento in affitto di Palazzo Gravina Cruyllas in Piazza San Francesco, Vincenzo fu figlio e nipote d'arte: il nonno Vincenzo Tobia Felice, originario di Torricella Peligna e all'epoca noto compositore di musiche sacre, già attivo a Petralia Sottana, fu scritturato da Ignazio Paternò Castello e pertanto si trasferì a Catania in via Santa Barbara. Il piccolo Vincenzo dimostrò precocemente un interesse nei confronti della musica e intorno all'età di 14 anni si trasferì a studiare dal nonno il quale ne intuì l'alta predisposizione verso la composizione. Intorno al 1817 la sua produzione si fa particolarmente intensa, per convincere il senato civico ad ottenere una borsa di studio per il perfezionamento da effettuarsi al Real Collegio di Musica di San Sebastiano, con una supplica datata al 1818. Nel 1819 ottenne la borsa di 36 onze annue grazie all'interesse dell'intendente del Vallo, il duca di Sammartino. Partì da Messina, ospite dello zio padrino Francesco Ferlito, il 14 giugno e giunse al porto di Napoli dopo cinque giorni di tempesta, scampando fortunosamente ad un naufragio. A Napoli fu allievo di Giacomo Tritto, ma conosciuto Nicola Antonio Zingarelli preferì seguire quest'altro, il quale lo indirizzò verso lo studio dei classici e il gusto per la melodia piana ed espressiva, senza artifici e abbellimenti, secondo i dettami della scuola musicale napoletana. Tra i banchi del conservatorio ebbe come condiscepoli Saverio Mercadante ed il musicista patriota Piero Maroncelli, ma soprattutto conobbe il calabrese Francesco Florimo, la cui fedele amicizia lo accompagnerà per tutta la vita e dopo la morte, allorché Florimo diventerà bibliotecario del conservatorio di Napoli e sarà tra i primi biografi dell'amico prematuramente scomparso. In questo periodo Bellini compose musica sacra, alcune sinfonie d'opera e alcune arie per voce e orchestra, tra cui la celebre Dolente immagine il cui testo è attribuito alla sua fiamma di allora, Maddalena Fumaroli, opera oggi nota solo nelle successive rielaborazioni per voce e pianoforte. Nel 1825 presentò al teatrino del conservatorio la sua prima opera, Adelson e Salvini, come lavoro finale del corso di composizione. L'anno dopo colse il primo grande successo con Bianca e Fernando, andata in scena al teatro San Carlo di Napoli col titolo ritoccato in Bianca e Gernando per non mancare di rispetto al principe Ferdinando di Borbone. L'anno seguente il celebre Domenico Barbaja commissionò a Bellini un'opera da rappresentare al Teatro alla Scala di Milano. Partendo da Napoli, il giovane compositore lasciò alle spalle l'infelice passione per Maddalena Fumaroli, la ragazza che non aveva potuto sposare per l'opposizione del padre di lei, contrario al matrimonio con un musicista. Sia Il pirata (1827) che La straniera (1829) ottennero alla Scala un clamoroso successo: la stampa milanese riconosceva in Bellini l'unico operista italiano in grado di contrapporre a Gioachino Rossini uno stile personale da cui prende la bellezza proprio quest'ultimo, basato su una maggiore aderenza della musica al dramma e sul primato del canto espressivo rispetto al canto fiorito. Meno fortuna ebbe nel 1829 Zaira, rappresentata a Parma per inaugurare il nuovo Teatro Ducale di Parma (oggi Teatro Regio di Parma) e la cui rappresentazione riscosse scarso successo. Lo stile di Bellini mal si adattava ai gusti del pubblico di provincia, più tradizionalista. Delle cinque opere successive, le più riuscite sono non a caso quelle scritte per il pubblico di Milano (La sonnambula, e Norma, entrambe andate in scena nel 1831) e Parigi (I puritani - 1835). In questo periodo compose anche due opere per il Teatro La Fenice di Venezia: I Capuleti e i Montecchi (1830), per i quali adattò parte della musica scritta per Zaira, e la sfortunata Beatrice di Tenda (1833). La svolta decisiva nella carriera e nell'arte del musicista catanese coincise con la sua partenza dall'Italia alla volta di Parigi. Qui Bellini entrò in contatto con alcuni dei più grandi compositori d'Europa, tra cui Fryderyk Chopin, e il suo linguaggio musicale si arricchì di colori e soluzioni nuove, pur conservando intatta l'ispirazione melodica di sempre. Oltre ai Puritani, scritti in italiano per il Théâtre-Italien, a Parigi Bellini compose numerose romanze da camera di grande interesse, alcune delle quali in francese, dimostrandosi pronto a comporre un'opera in francese per il Teatro dell'Opéra di Parigi. Ma la sua carriera e la sua vita furono stroncate a meno di 34 anni da un'infezione intestinale probabilmente contratta all'inizio del 1830. Bellini fu sepolto nel cimitero Père Lachaise, dove rimase per oltre 40 anni, vicino a Chopin e a Cherubini. Nel 1876 la salma fu traslata nel Duomo di Catania. Nelle varie tappe che segnarono il ritorno in Patria, il feretro del compositore fu accolto ovunque con calore e commozione. Giunto infine nella sua città natale, vennero celebrate le solenni esequie, a cui parteciparono migliaia di catanesi, alcuni parenti del compositore (tra cui due fratelli ancora in vita), e una folta rappresentanza di autorità civili, militari e religiose. In onore del ritorno in Patria delle sue spoglie la sua città natale riprodusse l'Arco di Trionfo di Parigi in ricordo del soggiorno francese del musicista. La tomba fu realizzata dallo scultore Giovanni Battista Tassara, mentre il monumento cittadino fu opera di Giulio Monteverde. Heinrich Heine lo descrive così: «Egli aveva una figura alta e slanciata e moveva graziosamente e in modo, starei per dire, civettuolo. Viso regolare, piuttosto lungo, d'un rosa pallido; capelli biondi, quasi dorati, pettinati a riccioli radi; fronte alta, molto alta e nobile; naso diritto; occhi azzurri, pallidi; bocca ben proporzionata; mento rotondo. I suoi lineamenti avevano un che di vago, di privo di carattere, di latteo, e in codesto viso di latte affiorava a tratti, agrodolce, un'espressione di dolore». Secondo Heine, Bellini parlava francese molto male, anzi: «orribilmente, da cane dannato, rischiando di provocare la fine del mondo».

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