I Capuleti e i Montecchi

di Vincenzo Bellini

Teatro "La Fenice" http://www.teatrolafenice.it

Venezia
  • gennaio 2015
    14
    mercoledì
    20:00 > 23:00
    3 ore
  • gennaio 2015
    16
    venerdì
    20:00 > 23:00
    3 ore
  • gennaio 2015
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    domenica
    20:00 > 23:00
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  • gennaio 2015
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    martedì
    20:00 > 23:00
    3 ore
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I Capuleti e i Montecchi

Interpreti

Stampa e Recensioni

Sydney Morning Herald
Bridget Davies
Romeo and Juliet soar in VO's Bellini without the bells and whistles
Questa recensione si riferisce a I Capuleti e i Montecchi al Victorian Opera.
Non disponibile in italiano
Pratt was at her pianissimo best in the opera's most famous piece, Oh Quante volte. She often gets the aria we're all waiting for and she doesn't disappoint. The stage was flooded with soft pink light as we were introduced to Giulietta, and Pratt began her signature virtuosic masterclass. It's a special moment when a soprano can fill a cavernous auditorium with notes so high and so quiet they make an audience lean in and gasp in awe as the singer descends. Pratt is that sort of special.
Limelight
Patricia Maunder
The Capulets and the Montagues
Questa recensione si riferisce a I Capuleti e i Montecchi al Victorian Opera.
Non disponibile in italiano
The other Australian doing great things overseas, though performing with Victorian Opera for the fifth consecutive year, Jessica Pratt also brought tremendous drama to the role of Giulietta, both as singer and actress. Even the way she turned the pages of music expressed emotion and, if I’m not mistaken, Pratt wiped away genuine tears during Hulcup’s powerful finale, as the suicidal Romeo grieves for the seemingly dead Giulietta. Though the role has less of the coloratura fireworks that made her performance in 2017’s La Sonnambula so extraordinary, she nevertheless delivered a masterclass in bel canto singing, from almost whispered phrases of extraordinary substance to towering top notes, strong and pure. Her Act I duet with Hulcup was the concert’s highlight, their voices in gorgeous harmony, as if made for each other. Pratt wore a spectacularly full-skirted white gown and gold wrap for Act I, in which Giulietta dreads her impending marriage to Tebaldo, then returned in an only slightly more subdued shimmering black ensemble for the fatal second act.
Simon Parris: Man in Chair
Simon Parris
Victorian Opera: The Capulets and The Montagues review
Questa recensione si riferisce a I Capuleti e i Montecchi al Victorian Opera.
Non disponibile in italiano
Expectations built steadily to Pratt’s entrance, with Juliet the last of the five characters to step on stage. Having celebrated her own wedding just last month, Pratt looked luminous in fluffy white bridal gown with luxurious gold wrap. While the role of Juliet does not provide quite the level of vocal fireworks as heard in other bel canto works, Pratt was nonetheless in exquisite voice, her performance again characterised by meticulous preparation and incredible interpolated high notes.

Composizione

I Capuleti e i Montecchi

Libretto scritto in italian da Felice Romani, messo in scena la prima volta di giovedì il 11 marzo del 1830

Vincenzo Bellini

Breve biografia del compositore
Vincenzo Salvatore Carmelo Francesco Bellini (Catania, 3 novembre 1801 – Puteaux, 23 settembre 1835) è stato un compositore italiano, tra i più celebri operisti dell'Ottocento. Le sue opere furono dieci in tutto, più famose e rappresentate sono La sonnambula, Norma e I puritani. Biografia Nato a Catania il 3 novembre 1801 da Rosario Bellini e da Agata Ferlito in un appartamento in affitto di Palazzo Gravina Cruyllas in Piazza San Francesco, Vincenzo fu figlio e nipote d'arte: il nonno Vincenzo Tobia Felice, originario di Torricella Peligna e all'epoca noto compositore di musiche sacre, già attivo a Petralia Sottana, fu scritturato da Ignazio Paternò Castello e pertanto si trasferì a Catania in via Santa Barbara. Il piccolo Vincenzo dimostrò precocemente un interesse nei confronti della musica e intorno all'età di 14 anni si trasferì a studiare dal nonno il quale ne intuì l'alta predisposizione verso la composizione. Intorno al 1817 la sua produzione si fa particolarmente intensa, per convincere il senato civico ad ottenere una borsa di studio per il perfezionamento da effettuarsi al Real Collegio di Musica di San Sebastiano, con una supplica datata al 1818. Nel 1819 ottenne la borsa di 36 onze annue grazie all'interesse dell'intendente del Vallo, il duca di Sammartino. Partì da Messina, ospite dello zio padrino Francesco Ferlito, il 14 giugno e giunse al porto di Napoli dopo cinque giorni di tempesta, scampando fortunosamente ad un naufragio. A Napoli fu allievo di Giacomo Tritto, ma conosciuto Nicola Antonio Zingarelli preferì seguire quest'altro, il quale lo indirizzò verso lo studio dei classici e il gusto per la melodia piana ed espressiva, senza artifici e abbellimenti, secondo i dettami della scuola musicale napoletana. Tra i banchi del conservatorio ebbe come condiscepoli Saverio Mercadante ed il musicista patriota Piero Maroncelli, ma soprattutto conobbe il calabrese Francesco Florimo, la cui fedele amicizia lo accompagnerà per tutta la vita e dopo la morte, allorché Florimo diventerà bibliotecario del conservatorio di Napoli e sarà tra i primi biografi dell'amico prematuramente scomparso. In questo periodo Bellini compose musica sacra, alcune sinfonie d'opera e alcune arie per voce e orchestra, tra cui la celebre Dolente immagine il cui testo è attribuito alla sua fiamma di allora, Maddalena Fumaroli, opera oggi nota solo nelle successive rielaborazioni per voce e pianoforte. Nel 1825 presentò al teatrino del conservatorio la sua prima opera, Adelson e Salvini, come lavoro finale del corso di composizione. L'anno dopo colse il primo grande successo con Bianca e Fernando, andata in scena al teatro San Carlo di Napoli col titolo ritoccato in Bianca e Gernando per non mancare di rispetto al principe Ferdinando di Borbone. L'anno seguente il celebre Domenico Barbaja commissionò a Bellini un'opera da rappresentare al Teatro alla Scala di Milano. Partendo da Napoli, il giovane compositore lasciò alle spalle l'infelice passione per Maddalena Fumaroli, la ragazza che non aveva potuto sposare per l'opposizione del padre di lei, contrario al matrimonio con un musicista. Sia Il pirata (1827) che La straniera (1829) ottennero alla Scala un clamoroso successo: la stampa milanese riconosceva in Bellini l'unico operista italiano in grado di contrapporre a Gioachino Rossini uno stile personale da cui prende la bellezza proprio quest'ultimo, basato su una maggiore aderenza della musica al dramma e sul primato del canto espressivo rispetto al canto fiorito. Meno fortuna ebbe nel 1829 Zaira, rappresentata a Parma per inaugurare il nuovo Teatro Ducale di Parma (oggi Teatro Regio di Parma) e la cui rappresentazione riscosse scarso successo. Lo stile di Bellini mal si adattava ai gusti del pubblico di provincia, più tradizionalista. Delle cinque opere successive, le più riuscite sono non a caso quelle scritte per il pubblico di Milano (La sonnambula, e Norma, entrambe andate in scena nel 1831) e Parigi (I puritani - 1835). In questo periodo compose anche due opere per il Teatro La Fenice di Venezia: I Capuleti e i Montecchi (1830), per i quali adattò parte della musica scritta per Zaira, e la sfortunata Beatrice di Tenda (1833). La svolta decisiva nella carriera e nell'arte del musicista catanese coincise con la sua partenza dall'Italia alla volta di Parigi. Qui Bellini entrò in contatto con alcuni dei più grandi compositori d'Europa, tra cui Fryderyk Chopin, e il suo linguaggio musicale si arricchì di colori e soluzioni nuove, pur conservando intatta l'ispirazione melodica di sempre. Oltre ai Puritani, scritti in italiano per il Théâtre-Italien, a Parigi Bellini compose numerose romanze da camera di grande interesse, alcune delle quali in francese, dimostrandosi pronto a comporre un'opera in francese per il Teatro dell'Opéra di Parigi. Ma la sua carriera e la sua vita furono stroncate a meno di 34 anni da un'infezione intestinale probabilmente contratta all'inizio del 1830. Bellini fu sepolto nel cimitero Père Lachaise, dove rimase per oltre 40 anni, vicino a Chopin e a Cherubini. Nel 1876 la salma fu traslata nel Duomo di Catania. Nelle varie tappe che segnarono il ritorno in Patria, il feretro del compositore fu accolto ovunque con calore e commozione. Giunto infine nella sua città natale, vennero celebrate le solenni esequie, a cui parteciparono migliaia di catanesi, alcuni parenti del compositore (tra cui due fratelli ancora in vita), e una folta rappresentanza di autorità civili, militari e religiose. In onore del ritorno in Patria delle sue spoglie la sua città natale riprodusse l'Arco di Trionfo di Parigi in ricordo del soggiorno francese del musicista. La tomba fu realizzata dallo scultore Giovanni Battista Tassara, mentre il monumento cittadino fu opera di Giulio Monteverde. Heinrich Heine lo descrive così: «Egli aveva una figura alta e slanciata e moveva graziosamente e in modo, starei per dire, civettuolo. Viso regolare, piuttosto lungo, d'un rosa pallido; capelli biondi, quasi dorati, pettinati a riccioli radi; fronte alta, molto alta e nobile; naso diritto; occhi azzurri, pallidi; bocca ben proporzionata; mento rotondo. I suoi lineamenti avevano un che di vago, di privo di carattere, di latteo, e in codesto viso di latte affiorava a tratti, agrodolce, un'espressione di dolore». Secondo Heine, Bellini parlava francese molto male, anzi: «orribilmente, da cane dannato, rischiando di provocare la fine del mondo».
Jessica ha già figurato nelle seguenti opere dallo stesso compositore:

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