Teatro.it
Gilberto Mion
Una Jessica Pratt tenera e avvincente inaugura in streaming con “Linda di Chamounix” la Stagione del Maggio Musicale Fiorentino
A cominciar dalla ragguardevole presenza di Jessica Pratt, che delinea una Linda dal profilo tenero ed avvincente: morbida nel tessuto vocale, prodiga di sfumature, incantevole nell'eloquio melodico, sempre scintillante negli acuti e nitida nelle colorature. Scorgiamo qualche esitazione nella celebre tyrolienne d'ingresso “O luce di quest'anima”, vera e propria cabaletta; subito però la sua prestazione prende le ali, in un crescendo inarrestabile che sfocia in una superba resa della scena della pazzia – molto diversa da altre scritte da Donizetti - dove centra tutto il possibile. Senza enfasi teatrale, senza una svista vocale, veleggiando soave sul versante più lirico.
apemusicale
Francesco Lora
Porta socchiusa su Linda
Jessica Pratt, nella parte eponima, è un lampasso di seta a ogni tornitura di frase e un diamante all’interpolazione di ogni nota sopracuta; possiede il segreto della vera primadonna romantica all’italiana: quanto più esibisce risorse sovrumane, tanto più sa apparire cordiale, radiosa, virginale, semplice, come se tanto bendidìo fosse un’ovvietà.
Connessi all'opera
Giancarlo Arnaboldi
Firenze, Teatro del Maggio – Linda di Chamounix
Jessica Pratt ha tutto per essere vocalmente una Linda eccezionale. Bel legato, sopracuti limpidi e fiammeggianti, dizione accurata. Eseguendo per esteso la scena della pazzia (che Donizetti considerava fra le migliori che avesse mai composto), compresa la sensazionale cavatina presente nell’edizione viennese “Nel silenzio della sera” di solito tagliata nelle esecuzioni tradizionali, raggiunge vertici espressivi commoventi.
Operaclick
Fabrizio Moschini
Firenze - Teatro del Maggio Musicale Fiorentino: Linda di Chamounix
Nel pieno della sua maturità artistica, Jessica Pratt possiede uno strumento che negli anni è irrobustito al centro senza perdere niente dell'estrema facilità con cui si sale fino ad emettere spettacolari acuti e sovracuti, tutti ben sostenuti e penetranti...anche la personalità interpretativa del soprano australiano si è affinata con il tempo e il fraseggio è sempre stato di rango, qui particolarmente eloquente nei duetti. La scena della pazzia è sobria e intensa al tempo stesso, senza divistici eccessi temperamentali, ma con puntuali e pirotecniche variazioni nella ripresa.