Il Signor Bruschino

di Gioacchino Rossini

Accademia Nazionale di Santa Cecilia http://www.santacecilia.it

Roma
  • giugno 2007
    18
    lunedì
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    3 ore
  • giugno 2007
    20
    mercoledì
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  • aprile 2007
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Il Signor Bruschino

Interpreti

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Giornale della Musica
Mauro Mariani
CORSET AND WHIP FOR BRUSCHINO
Gli altri interpreti erano gli allievi del corso di Renata Scotto all'Accademia di Santa Cecilia: molto interessanti il soprano Jessica Pratt (Sofia)

Composizione

Il Signor Bruschino

Libretto scritto in italian da Giuseppe Maria Foppa, messo in scena la prima volta di mercoledì il 27 gennaio del 1813
Il signor Bruschino, ossia Il figlio per azzardo è un'opera lirica di Gioachino Rossini. Il libretto, denominato una farsa giocosa in un atto, è di Giuseppe Maria Foppa, che aveva già scritto per Rossini L'inganno felice e La scala di seta ed è tratto dalla commedia Le fils par hasard, ou Ruse et folie (1809) di Alissan de Chazet e Maurice Ourry. L'operina appartiene al gruppo di cinque farse che Rossini scrisse per il Teatro San Moisè di Venezia (le altre, oltre alle due citate sopra sono La cambiale di matrimonio e L'occasione fa il ladro). Il signor Bruschino andò in scena il 27 gennaio 1813 facendo fiasco, e venne subito sostituita dal Ser Marcantonio di Stefano Pavesi. L'opera venne rappresentata nel XIX secolo solo una volta in Italia, il 2 giugno 1844 nel Teatro della Canobbiana di Milano ed il 28 dicembre 1857 al Théâtre des Bouffes-Parisiens di Parigi come Monsieur Brusquino diretta da Jacques Offenbach, a cui seguirono sporadici allestimenti nel XX secolo. Nel 1932 avviene la prima negli Stati Uniti al Metropolitan Opera House di New York diretta da Tullio Serafin con Ezio Pinza e Giuseppe De Luca (baritono), nel 1937 al Teatro Comunale di Firenze diretta da Antonio Guarnieri con Saturno Meletti, Vincenzo Bettoni e De Luca, nel 1938 al Teatro La Fenice di Venezia diretta da Nino Sanzogno con Enrico Molinari, nel 1942 al Teatro dell'Opera di Roma diretto da Serafin con Francesco Albanese, nel 1955 al Teatro Carignano di Torino con Renato Capecchi, nel 1957 alla Piccola Scala di Milano diretta da Gianandrea Gavazzeni con Mariella Adani e Paolo Montarsolo, nel 1969 in Edimburgo nella trasferta del Comunale di Firenze diretta da Aldo Ceccato con Claudio Desderi e Capecchi, nel 1970 al Teatro Nuovo di Torino con Desderi, Capecchi ed Enrico Campi, nel 1985 al Rossini Opera Festival diretto da Gianluigi Gelmetti con Alessandro Corbelli, Daniela Dessì, Desderi e Bruno Praticò e nel 1992 allo Sferisterio di Macerata con Albert Dohmen e Bruno Lazzaretti. La sinfonia dell'opera, invece, viene eseguita di frequente ed è nota per l'effetto richiesto da Rossini ai secondi violini di battere con l'archetto ritmicamente sul leggio
Sinossi
Il giovane Florville è innamorato di Sofia, pupilla del vecchio Gaudenzio: il vecchio tutore, tuttavia, ha destinato in sposa Sofia al figlio di un tale signor Bruschino. Florville allora mette in atto il suo piano per impedire il matrimonio. Venuto a sapere che Bruschino junior è tenuto sotto chiave in una locanda, perché debitore inadempiente, Florville (fingendosi cugino del ragazzo) paga il locandiere Filiberto per potersi sostituire al promesso sposo (di cui nessuno conosce il volto, nemmeno Gaudenzio): il locandiere accetta, e gli consegna la lettera di presentazione di Bruschino figlio. Poi, con la complicità della serva Marianna, fa recapitare una lettera a Gaudenzio (firmandosi Bruschino padre) nel quale chiede di far arrestare Bruschino figlio e trattenerlo per farlo redimere dalla sua condotta. Gaudenzio rimane stupito vedendo il giovane contrito e dolente per la sua condotta, e rimane poi scandalizzato quando Bruschino padre, arrivato al suo castello dopo aver sentito le ultime notizie sul figlio, non riconosce il giovane. Bruschino padre, ignaro dell'inganno, dichiara che quello non è suo figlio, e Gaudenzio, furibondo, lo accusa di essere troppo severo con il giovane. Il vecchio tutore convince pure Sofia a intercedere presso il padre per il figlio, ma senza riuscirvi. Bruschino padre continua a diventare l'oggetto dello sdegno di tutti, allorquando il delegato di polizia conferma (tramite la lettera che Florville ha ricevuto da Filiberto) l'identità di "Bruschino figlio", e Filiberto stesso si rivolge al giovane con il nome di Bruschino. Tuttavia, lo stesso Filiberto si lascia sfuggire a Bruschino padre del debito del figlio in locanda: il padre allora, sentito il racconto del locandiere, comprende tutto quanto, ma decide di non rivelare nulla a Gaudenzio sull'identità di Bruschino figlio/Florville (figlio di un senatore nemico di Gaudenzio). Bruschino padre allora "riconosce" il figlio, e l'unione con Sofia viene benedetta anche da Gaudenzio: e proprio in quel momento torna Filiberto con il vero Bruschino figlio. La verità viene dunque a galla, e a Gaudenzio non resta che mandare giù il boccone amaro e perdonare la coppia di amanti.
Testo
Florville Deh tu m’assisti amore or che ritorno a lei dona agli affetti miei qual sospirai mercè. M alcuno a me non vedo... Ah! un rio destin prevedo! (Esce Marianna.) Marianna!.. Marianna Voi signore! Florville V’è il nunzio mio arrivato? Marianna Giunse, ma troppo tardi. Florville Tardi? che fu? Ch’è nato? Marianna Dalla padrona or ora saprete i vostri guai. Il male è grande assai! Son quasi fuor di me! Florville Ah tu tremar mi fai! Son quasi fuor di me! (Marianna rientra.) Florville Ferma... ascolta... che ad altri destinata fosse Sofia! La sola idea di tanta fatalità m’opprime!.. ogni momento cresce la mia impazienza... ella già viene... (Esce Sofia con Marianna, che si mette osservando in disparte.) Ah diletta Sofia!.. Sofia Florvil! mio bene! Sofia e Florville Quant’è dolce a un’alma amante riveder l’amato oggetto! D’un fedel, sincero affetto più s’accende il vivo ardor. Si rammentano le pene d’un’assenza tanto amara, e l’immagine più cara del suo ben si rende al cor. Florville A voi lieto ritorno, cara Sofia. L’odio del tutor vostro, morto di già mio padre, estinto è omai. Chiedervi funque io posso in sposa e ottenervi... Sofia Ah! nol sperate! Florville E perché? Sofia Destinata io son per lettere al figliuolo di certo signor Bruschino. Florville O cieli! e lo vedeste? Sofia No, e il mio tutor nemmeno di persona il conosce. Esser dovea arrivato costui. Ma, quale ei sia, serbo fida a voi sol quest’alma mia. Florville E ciò mi basta. Troncherò a ogni patto il corso a tal contratto. Udite. Io per fortuna ignoto di persona sono al signor Gaudenzio tutor vostro e ad ognun del castello. Sofia E’ ver... Marianna Signori, vien qualcuno, rientriamo. Florville Ogni mio passo vi farò noto. Bastami che siate fida a me. Marianna Lo sarò, non dubitate. (Entra con Marianna.) Scena seconda Florville, poi Filiberto dal parco Florville Vien qualcuno... s’attende questo Bruschino... Udiam. (si mette in disparte) (Esce Filiberto, che parla verso l’interno della scena.) Filiberto Oh voglio certo che quel signor Bruschino me la paghi. (s’avanza) Non c’è nessun? Florville Che vuol? Filiberto Siete di casa? Florville Sono l’agente del signor Gaudenzio. Filiberto Ottimo incontro! E’ alzato ancor? Florville Nol credo. Filiberto Dirò frattanto a voi perché ne vengo. Io sono Filiberto, locandiere del vicino castello. Da tre giorni albergo un certo giovane detto il signor Bruschino, il quale ha un padre attacato di gotta che Bruschino si chiama. Egli è un stolido sedotto da scrocconi. Ha fatto un debito di quattrocento franchi. Ha triste pratiche... Oh infine io’l tengo chiuso per cauzione dentro la mia soffitta. (cava una lettera) Ecco una lettera ch’ei diede a me perché al signor Gaudenzio ora la porti, ed egli poi la faccia pervenire a suo padre! Ma v’accerto, che non esce di là se il suo debito in pria noi pagherà. Florville Ah!.. (che pensier mi viene!) (affettando sommo rammarico) Ah imprudente cugino! Filiberto Egli parente vostro! Florville Sì, Bruschino son io pure... ma... cielo! S’ora il signor Gaudenzio lo venisse a sapere!.. Filiberto A me che importa! Florville Che guai! che guai! Filiberto Nascano pur. Florville Ah come, ah come mai da me fia rimediato? Filiberto Denari, e tutto è bello ed aggiustato. Florville Io danari vi darò! Filiberto E’ bruttissimo il futuro. Florville Or qui a voi ne sborserò. Filiberto Oh il presente è più sicuro. Florville Ma ad un patto!.. Filiberto Dica pure. Florville Prima zitto!.. Filiberto Zitto.. Florville e Filiberto Zitto! Florville (Ah se il colpo arrivo a fare la bandiera io stacco già!) Filiberto (Ah se qui mi fo pagare la bandiera io stacco già!) (Florville cava una borsa e dà denari a Filiberto.) Florville Son luigi e giusti e bei. Filiberto Oh mi fido. Cinque... sei... Florville Debitor vi son del resto. Filiberto Ah si vede l’uomo onesto. Florville Ma il cugino stia serrato! Filiberto Per tre anni imprigionato. Florville Quella lettera mi date. Filiberto Se ne serva, e a lei m’inchino. (gli da la lettera) Florville Ehi mi fido che a dovere... Filiberto Oh le par signor Bruschino! Florville Presto e zitto! Filiberto Zitto! Florville e Filiberto Zitto. Florville (Ah che il colpo giunsi a fare! La bandiera io stacco già!) Filiberto (Ah se il resto mi fo dare la bandiera io stacco già!) (parte) Scena terza Florville Florville A noi. Su trasformiamoci in quel signor Bruschino che ha da sposar Sofia... (fantasticando) Una lettera... sì... sappia Marianna il gran progetto. Orsù, spirito e core. Tentiamo il colpo e ci protegga amore. (parte dal fondo) Scena quarta Gaudenzio, poi Florville con Marianna, indi Servitori Gaudenzio Nel teatro del gran mondo cerca ognun la sua fortuna: ma, stia ben da capo a fondo, l’uom contento mai non è. Se la cerca nel denaro, più ne acquista più ne vuole. Se la brama negli onori tenta il vol di là dal sole. Sempre avanti, sempre avanti va scontento l’uom di sé. Io cercai la mia fortuna in un certo non so che; ma ho trovato poi l’intoppo che de’ guai provar mi fé. Eh godiam di quel che viene, né cerchiam quel che non c’è. Ho trovato a Sofia un buon partito nel giovane Bruschino. Ma contento io non sarò, se pria non me la paga quel signor di Florville. (Si vedono dal fondo Marianna e Florville; questo le dà una lettera.) Florville (Da brava!) Marianna (Siete ben raccomandato.) (entra) Florville (Vo a dispormi per essere arrestato.) (parte velocemente dal fondo) Gaudenzio Stupisco che Bruschino non si veda... (Esce Marianna e dà a Gaudenzio la lettera prima ricevuta da Florville.) Marianna Fu recata una lettera per lei. Gaudenzio Chi mi scrive? leggiam. (apre e fa un motto di gran sorpresa) Bruschino il padre! (legge) «Amico. Mi valgo d’altra mano a cagione d’un improvviso piccolo accesso di chiragra e di gotta, ma vi scrivo indispensabilmente. Mio figlio Bruschino (cui ho fatto tener dietro) invece di recarsi da noi, batte la campagna, e perde poco lodevolmente il suo tempo. Io vi scongiuro di farlo arrestare dai vostri servitori e tenerlo custodito presso di voi. E siccome egli non è conosciuto di persona da chicchessia dei vostri, eccovi in due esemplari i suoi connotati. Vi torno a raccomandare la sollecitudine e mi segno ecc. Bruschino il padre» O gioventù imprudente! olà! sentite. (Escono servi.) Uscite immantinente: cercate dappertutto e se trovate un giovane che abbia i connotati che qui segnati trovansi, (dà una cartina ch’era inclusa nella lettera ad un servo) arrestatelo, ed a qualunque costo a me guidatelo. (I servi partono dal fondo.) Hai tu sentito? Marianna E come! Gaudenzio Taci colla padrona, perché se mai... (Odesi rumore dal fondo.) Per bacco!.. i servitori mi conducono un uomo... Marianna Che fosse lui... Gaudenzio Volesse il ciel!.. Scena quinta Detti. Florville che si fa condurre a forza dai servitori di Gaudenzio Florville Lasciatemi... Che violenza!.. signore... Gaudenzio Una cosa alla volta. Siete Bruschino il figlio? Florville (affettando di sconcertarsi) Io!... Gaudenzio (va confrontando coi connotati) Io! non serve nascondersi. Florville Lo sono. Gaudenzio A vostro padre son giunti i vostri degni portamenti; e con questa sua lettera m’ordinò di arrestarvi. Florville E voi di grazia chi siete? Gaudenzio Io son Gaudenzio Strappapuppole. Florville Oh dio!.. quello!..ah che degno non son sono del vostro bel perdono... Gaudenzio Giuoco... amiche!... Florville (fingendo desolazione) Ah pentito io ne venia, ragion per cui trovato fui qui. Gaudenzio (E’ ragione.) Florville E al padre mio scrivea implorando perdon. Leggete. (cava la lettera avuta da Filiberto e la dà a Gaudenzio che la scorre cogli occhi) Marianna (trovandi destramente vicina a Florville) (E’ forse?..) Florville (La lettera che il giovane Bruschino a lui mandò per via del locandiere.) Gaudenzio (Si vede che è pentito.) Oh entrate. Florville E posso sperar... ah che non oso... (fingere piangere un poco) Gaudenzio (Mi commove!) (Florvielle bacia la mano di Gaudenzio.) Via via.. chi sa!.. oh basta per adesso. Florville Tanta bontà mi trae fuor di me stesso. (entra con Marianna e servitori) Scena sesta Gaudenzio, poi Bruschino padre, un servitore, infine Florville Gaudenzio Buon giovane! Venia da per se stesso... Che ha fatto poi?.. suo padre è un uom fiero piuttosto e puntiglioso. Ma dovrà perdonargli.. Bruschino (di dentro) Ho inteso, ho inteso... (Gaudenzio si mette in ascolto.) Gaudenzio Quest’è Bruschino padre!.. Bruschino (di dentro) Poco di buono! Gaudenzio Con chi l’ha? sentiamo. (si mette un poco in disparte) (Esce Bruschino con qualche impeto.) Bruschino Andate un po’ a far nascere dei figli!.. Uh che caldo!.. ecco i frutti che ne avete... Debiti... giuoco... uh!.. uh!.. Gaudenzio Amico. (avvicinandosi a Bruschino che non s’avvede di lui sennon allora che s’urtano insieme) Bruschino Avrà a sentirmi!.. Gaudenzio Adagio un poco!.. Bruschino Signor Gaudenzio mio!.. (S’abbracciano) Gaudenzio Signor Bruschino! Bruschino Perdonatemi! Smonto ora di legno... uh che dolor!.. che caldo! Sento che il locandiere Filiberto, che conosco assai ben, sparse qui attorno gl’indegni portamenti di quel signor mio figlio, e... ben vedete... Uh! che caldo!.. voi già mi conoscete Mi va il sangue alla testa!.. Gaudenzio Amico, allegri... E’ rimediato. Bruschino Sì? Gaudenzio L’amico è in gabbia. Bruschino Che? Gaudenzio L’ho qui in casa. Bruschino In casa Gaudenzio Ed ha operato la medicina, ed è tutto cambiato. Bruschino Troppo presto! Nol credo. E’ una finzione. Uh che caldo!.. è una burla! Gaudenzio Ma vi prego di vederlo... Bruschino Vederlo! oibò! non voglio neppur sentirlo a nominar. Gaudenzio Per bacco! Farò io. Chi è di là. (Esce un servitore.) Venga il signor Bruschino suo figliuolo. (Il servitore parte.) Bruschino Non voglio, dico! Gaudenzio Eh via, non siate puntiglioso! Bruschino Io!.. uh vi perdeono. Gaudenzio E giacché mostra vero pentimento si può... Bruschino Cosa si può? Gaudenzio Far queste nozze. Bruschino Nozze!.. uh che caldo!.. oibò! Gaudenzio Che fece poi? Gioventù, leggerezze... in confidenza, e noi che abbiamo fatto in quei tempi?.. intendetemi? Bruschino Uh! non me lo ricordo! Gaudenzio Or via, parliamo da uomini una volta e concludiamo. Per un figlio già pentito parli a voi paterno affetto, poi il nodo sia compito dal dovere e dall’amor. Bruschino Voi lo dite!.. lo volete!.. Bolle il sangue e bolle assai! (Esce Florville e resta in disparte.) Florville (Al cimento andiamo omai.) Bruschino (Uh che caldo!.. e lo degg’io.. Indeciso è questo cor.) (Bruschino resta fantasticando da sé. Gaudenzio s’avvede di Florville e lo fa avvicinare a Bruschino) Florville Tremo tutto... signor mio... Quasi, oh dio! mi manca il cor. Gaudenzio Via coraggio... ci son io... non temte, fate cor. Florville (sommessamente a Bruschino colla testa bassa) Caro padre, deh perdono! Degli error pentito io sono. Bruschino Chi è costui? (gli solleva la testa, lo guarda) Florville e Gaudenzio Son/è vostro figlio! Bruschino Chi è costui? Florville e Gaudenzio Bruschino... Bruschino Un corno! Florville (affettando disperazione) Ah previdi il mio periglio! Gaudenzio (severamente a Bruschino) Ehi! scherzate!.. Bruschino (sbuffando) Uh! Gaudenzio Arrossisco! Florville (Pover’uom! lo compatisco!) Gaudenzio (come sopra) Ehi!.. Bruschino Uh! Gaudenzio Ebbene? Bruschino Uh che caldo! Io nol vidi in vita mia, io non so chi diavol sia. Lo capite sì o no? Gaudenzio Rinegate il figlio vostro per un stolido puntiglio! Ah che in voi ravviso un mostro cui natura ha già in orror. Bruschino Cosa andate naturando? Cosa state borbottando? Voi due pazzi mi sembrate; non vi bado e me ne vo. (per andare) (Florville lo trattiene e gli si inginocchia dinanzi.) Florville Ah? Gaudenzio Fermate! Florville Padre! Bruschino (s’inginocchia davanti a Florville) Figlio! Florville Deh per grazia consolatemi! Bruschino Deh per grazia andar lasciatemi... Gaudenzio Eh su!.. Florville Ah padre! Bruschino Ah figlio! Gaudenzio Al diavolo!.. Su finitela in buon ora!.. (Levandosi tutti.) Bruschino Eh lasciatemi in malora! Uh che caldo! che oppressione! Dal velen mi strozzerei... Va crepandomi il polmone! Voglio andar dal Delegato, qui venir lo fo a drittura, Uh che caldo! l’impostura smascherata resterà. Poi vi fo mostrare a dito dapertutta la città. Gaudenzio Eh vergogna, puntiglioso! Eh tornate alla ragione! Rinegate vostro figlio! Poverin, fa compassione! Venga pure il Delegato, venga tosto a dirittura smascherata l’impostura sì fra poco resterà. Poi vi fo mostrar a dito dapertutta la città. Florville Né cedete, o padre, ancora! Deh, tornate alla ragione! Rinegate vostro figlio! Ah signore! compassione! Venga pure il Commissario, venga tosto a dirittura, smascherata l’impostura sì fra poco resterà. Poi sarà mostrato a dito qualchedun per la città. (Partono tutti.) Stanze nel castello. Scena settima Marianna, poi Gaudenzio Marianna Impaziente son io di saper ciò che nacque. (Esce Gaudenzio.) Si può fare di peggio? Marianna E’ riscaldato. Gaudenzio Mai non lo avrei pensato. Fammi venir Sofia: poi se ritorna quel snaturato del signor Bruschino viemmelo a dir. Marianna Vi servirò a puntino. (parte) Scena ottava Gaudenzio, indi Sofia, poi Marianna Guadenzio Sì, tentiamo... Sofia Signor... Gaudenzio Senti gran cosa! Sofia E qual? Gaudenzio Per un puntiglio il padre... oimè che orror!.. rinega il figlio. Sofia Questo padre chi è? Gaudenzio Il signor Bruschino! Sofia Il padre del mio sposo? Gaudenzio Appunto appunto. Sofia Ed è possibil mai! (Esce Marianna.) Marianna In questo punto tornò il signor Bruschino. Gaudenzio A tempo a tempo. Pria che con questo padre snaturato io torni a contrastar, vo’ che tu tenti a ragion ricondurlo e al suo dovere. Sofia Io, signore... Gaudenzio Si tratta d’uno sposo. Ei viene. Animo, via. Di là verrari, e l’esito del fatto mi dirai. (parte con Marianna) Scena nona Sofia, poi Bruschino introdotto da un servitore Sofia Arte ci vuol. Tentiamo d’acquistarci uno sposo. (Esce Bruschino senz’avvedersi di Sofia.) Bruschino Per baccone!.. uh che caldo! Ora signor Gaudenzio mio carissimo che viene il Delegato, dal signor Commissario la man ci toccheremo. Sofia (A noi.) (si scopre e s’inchina a Bruschino) Bruschino Padrona mia. Sofia Ella è il signor Bruschino. Bruschino Io, io. Sofia Che crudeltà! Bruschino Perché mi chiamo Bruschino? Sofia Ah signor no. Bruschino Dunque? Sofia Perché con esempio incredibile d’ostinazion... mi scusi... (facendogli una reverenza) di crudeltà... perdoni... di barbarie... ah signor!.. per un puntiglio riconoscer non vuole il proprio figlio. Bruschino (Maledette le scuse ed i perdoni.) Signora mia, la supplico... Ella chi è? Sofia La sposa destinata a suo figlio Bruschino. Bruschino Si consoli. Si sposerà a mio figlio. Sofia E che, signore? Bruschino Sappia ch’è un impostore quello che qui si crede mio figliolo. Sofia Uh!.. Bruschino Oh!.. è così. Sofia No, signor mio. Bruschino Signora, noi lo vedremo or ora. Sofia Deh! non s’ostini più. Ceda. Bruschino Uh che caldo! Sofia Ceda a ragione. Bruschino Or or non sto più saldo. Sofia Ah voi condur volete alla disperazione una figliouola promessa a degno sposo. Non vi parla voce di sangue in petto? No, creder nol potrei... Deh piegatevi o cielo! ai voti miei. Ah donate il caro sposo ad un’alma che sospira. La mia calma, il mio riposo, da voi sol dipenderà. Se crudele persistete a negarmi l’idol mio, voi la pena pagherete della vostra crudeltà. Ma già sento la speranza che lusigna questo core. Consolate un dolce amore, ve lo chiede la pietà. (parte) Scena decima Bruschino, poi il Delegato introdotto de un servitore Bruschino Qui conviene finirla... Delegato Addio signor Bruschino. Bruschino Oh signor Delegato vi son servo. Che vi par? che ne dite? Delegato Oh niente. Bruschino Niente! Uh che caldo! a volere ch’io m’inghiotta un figlio, ch’è calato dalle nuvole? Delegato Oh niente! Bruschino Oh niente! (e tocca via!) Delegato Chetatevi. Tutto si scoprià. Tengo una lettera del figlio vostro colla qual si prega che m’interessi perché a lui perdono diate di cor. Vedetala. Il carattere è quel di vostro figlio? (gli mostra una lettera) Bruschino Senza dubbio Delegato Ebben, questa farà che smascherata la impostura si resti chiaramente. Bruschino E se mai non bastasse? Delegato Oh niente! Bruschino Oh niente! Uh che caldo! Scena undicesima Detti. Gaudenzio con servitori, e successivamente Florville, Sofia e Filiberto Gaudenzio M’inchino. E perché mai cotanto onore? Delegato Son qui venuto a sciogliere l’imbroglio che avete con Bruschino. Bruschino E il bramo e il voglio. Delegato Dov’è questo Bruschino che si dice suo figlio? (Esce Florville) Florville Eccolo a voi. Bruschino E’ un impostor! Gaudenzio Tacete! E’ suo figlio. (al Delegato) La prova eccola qui. (cava la lettera avuta già da Florville) Delegato Che carta è quella? Gaudenzio E’ questa una sua lettera. (accennando a Florville) Che in oggi egli per lei mi ha consegnata. E’ vero? (ai servitori che accennano di sì) (Bruschino freme.) Delegato Va benissimo. Ed io ne tengo un’altra di suo figlio da lui riconosciuta. Confrontiamo il carattere, e da questo confronto chiaramente vedrem s’egli è suo figlio. Gaudenzio e Bruschino Ottimamente. Gaudenzio Vediamo. Bruschino Sì, vediamo. (Confrontano.) Gaudenzio Ah! ah!.. Delegato Il carattere è lo stesso in entrambe. Bruschino Uh che caldo! Gaudenzio Finito ora è il puntiglio. Florville Chiara è la prova. Delegato (accennando Florvile) Quello è vostro figlio. (Bruschino resta come uomo fuori di sé.) Bruschino Ho la testa o è andata via? Sono a questo o all’altro mondo? Ah! il cervel da cima a fondo sottosopra se ne va. Gaudenzio (al Delegato) Or signore tocca a voi. Delegato (autorevolmente) Io comando a voi Bruschino... Bruschino Deh vi prego un momentino... il comando sospendete... Debbo andar se permettete a dar prove segnalate... (per andare, è trattenuto da Sofia) Deh signor, mi consolate! Siete alfine persuaso? Bruschino Se lo son, mi caschi il naso. Sofia Ahi che doglia provo in seno! Quasi, o cielo, vengo meno per sì strana crudeltà. Bruschino Uh che caldo! che briccone! Vivo qui mi mangerei! Di velen, di convulsione, salto e ballo adesso qua. Sofia, Florville, Delegato e Gaudenzio No più strana ostinazione, no di questa non si da. (Bruschino è per andare, allorché s’incontra in Filiberto. Egli vivamente lo abbraccia e torna indietro con lui, tutto contento.) Filiberto Perdonate miei signori s’ora un poco vi sconcerto... Bruschino Ah che il cielo a me vi manda! Deh venite o Filiberto! Sofia e Florville (Egli qui! Siamo in periglio!) Bruschino (al Delegato) Ei che albergo diè a mio figlio ogni cosa schiarirà. Delegato (a Filiberto) Rispondetemi. Filiberto Son qua. Delegato Debitor suo figlio è a voi? Filiberto Perciò venni, sì signore. Delegato C’è qui il vostro debitore? Filiberto (accenna Florville) Certo, è quello. (Movimento in tutti.) Tutti, eccetto Filiberto Oh!.. ed è? Filiberto Bruschino... Delegato (autorevolmente a Bruschino) Ha schiarito. Avete torto!. Bruschino (accennando Filiberto) Oh ch’ei pure caschi morto! Uh che caldo! ho il cielo in testa! Uh perduto ho già il cervello! Non è desso... nol conosco... non m’è figlio... non è quello... Mai da me, se mi ammazzate, mai ch’è tal s’accorderà. Dèi tiranni, i casi miei deh vi muovano a pietà. Sofia, Florville, Delegato, Gaudenzio e Filiberto Vergognatevi, finitela, vostro figlio è questo qua. (Partono tutti confusamente dietro Bruschino e resta il solo Filiberto in scena.) Scena dodicesima Filiberto, poi Bruschino Filiberto Va tutto ben, ma io sono venuto per esigere il resto del mio crdito, e nessuno mi paga. (Esce Bruschino disperatamente.) Bruschino Alla malora! Io voglio scappar via... Filiberto Signor Bruschino favorisca pagarmi duecento franchi. Bruschino Un’altra!.. Io! siete matto? Filiberto Me li deve suo figlio. Bruschino Il figlio mio! Voi siete fortunato! Presto, andate, correte, egli è di là! Filiberto Come di là, se nalla mia locanda è pure sequestrato? Bruschino (con estremo stupore) Sequestrato!.. Or non diceste? Filiberto Cosa? Bruschino Che quel tale era mio figlio? Filiberto Oibò, ch’era Bruschino. Bruschino Qual Bruschino? Filiberto Ei m’ha detto ch’è cugino del di lei figlio, e che Bruschino ha nome. Bruschino Ah!.. e adesso ov’è mio figlio? Filiberto Sta nella mia locanda... Bruschino Ah!.. e il cugino? Filiberto M’ha imposto che’l tenga rinserrato... Bruschino Briccone! Filiberto Chi? Bruschino Capisco... (in gran movimento) Egli... venite... zitto! Eh cabalone! or sì che tu sei fritto! (parte velocemente con Filiberto) Scena tredicesima Gaudenzio, e Sofia Gaudenzio No, no. S’anche si stampa diran che non è vera. Ma... per bacco! Ho capito il pretesto. Del contratto egli è certo pentito, ed io far queste nozze ho stabilito. (Esce Sofia.) Sofia Caro signor tutore... Gaudenzio Vieni a tempo. (Conviene pel buon ordine, ch’io scrutini la figlia onde sentire, come la pensa circa il matrimonio.) Sofia Siete in collera meco? Gaudenzio Oh! cosa dici? Ti vo’ tutto il mio bene. Sofia Ah qual contento! Gaudenzio (Le si vede negli occhi la innocenza!) E per farti veder che t’amo assai t’ho destinata sposa come sai... Sofia Ma se il giovane poi no è figliuolo di quel signor Bruschino... Gaudenzio Eh! non pensarci. (Oh che delicatezza!) Qua. Rispondimi a tuono. Il giovane hai veduto? Sofia Signor sì. Gaudenzio Ti piace? (Sofia abbassa gli occhi.) (Che candor!) Disposta sei a fare un matrimonio! Sofia Matrimonio? cioè? Gaudenzio (Bella semplicità?) Tu ti confondi? Sofia Matrimonio? cos’è? Gaudenzio Senti e rispondi. E’ un bel nodo che due cori stringe in tenero diletto, che v’accendo ognora il petto, del più casto e dolce ardor. Sofia All’idea di tanto bene io commossa o ciel mi sento: ma non so se sia il momento che mi chiami al nodo amor. Gaudenzio Oh dei segni in voi avrete per saper se siete al caso. Sofia Deh quai sono a me spiegate, e dirò se a segno è il cor. Gaudenzio Mia carina a me badate, e dirò se a segno è il cor. Mirando un oggetto ci nasce un affetto. Sofia Oh questo mi è nato, e già l’ho provato. Gaudenzio Buon segno, buon segno! Sofia Pareva anche a me. Gaudenzio Da un palpito poi è il seno commosso. Sofia Signore, non posso star quieta un momento. Gaudenzio Buon segno, buon segno! Sofia Pareva anche a me. Gaudenzio Poi nasce un ardore. Sofia Ardente son io. Gaudenzio La brama v’accende. Sofia Son tutta desio. Gaudenzio Ma vien la prudenza che ammorza l’ardore. Sofia Vien tardi signore, al caso mi trovo. Gaudenzio Lo credo, lo vedo, nol so dubitar. Sofia Ah datemi lo sposo e datemelo subito; per lui può sol di giubilo quest’anima brillar. Gaudenzio A voi darò lo sposo Sì sì, vel darò subito; per lui può sol di giubilo vostr’anima brillar. (partono) Scena quattordicesima Bruschino, poi Florville Bruschino Ah che scoperta! bravo il cabalone! Filiberto ora sa quel che ha da fare. Ma chi diavolo è mai costui? Vorrei saperlo... ei vien... sentiamo. (si mette in disparte) (Esce Florville.) Florville Sofia parlò col suo tutor. Smanioso son d’affrettar le nozze. Guai se scopre Gaudenzio che son figlio di Florvil suo nemico! Bruschino (Ah! ah!..) Florville Che tardo? Andiam a lei. Tranquillo non son io se imeneo non mi stringe all’idol mio. (parte) Bruschino Trionfo! che scoperta! egli figliuolo di quel nemico di Gaudenzio! bene! Or tocca a me. Convien farli sposare pria che con Filiberto venga mio figlio... ecco Gaudenzio qua. Facciamo la commedia come va. Scena ultima Tutti successivamente Gaudenzio Ebben, ragion dovere vi diero alfin consiglio? Riconoscete il figlio, o s’ha da quistionar? Bruschino Amico, che ho da dire? In me son ritornato. Io m’era puntigliato. Vi prego perdonar. Gaudenzio Su, il figlio al sen stringete. Bruschino Venga sì venga.. oh dio! (affettando smania affettuosa) Gaudenzio Correte via, Bruschino!.. (Esce Florville.) Florville Ah padre!.. Bruschino (abbracciandolo) Ah figlio mio! (Esce Sofia) Gaudenzio Sofia! Sofia Signor... Gaudenzio Li vedi? Sofia Ah sì gran ben quest’alma no non potea sperar. Bruschino (vivamente a Gaudenzio) Non perdansi i momenti, facciomoli contenti. Gaudenzio Io prima e penso, e cribro... Bruschino Son figli di calibro! E poi d’amor paterno ho un parossismo addosso. Sposateli sul fatto. Tardar no, più non posso. Bruschino e Gaudenzio Ah! siate appien felici! Di più son so bramar. (Gaudenzio unisce Florville e Sofia.) Sofia e Florville Ah! sono appien felice! Di più non so bramar. (Esce Marianna.) Marianna E’ tornato Filiberto, e vi chiede di venire. Gaudenzio Ch’egli venga, il mio trionfo deve farlo assai stupire. (Esce Filiberto.) Bruschino Ma!.. mio danno!.. ma!.. pazienza! Sofia e Florville (Spinge troppo la imprudenza!) Filiberto (a Florville accennandogli Bruschino) Or che il resto ei mi ha pagato il cugin v’ho liberato. D’abbracciarvi ei già sospira, nè lo posso più frenar. Florville (sconcertato) Ci vedrem... non venga adesso. Filiberto Ma però, con suo permesso, render debbo al padre il figlio. Gaudenzio (stupito a Filiberto) E che c’entra ciò con noi? Filiberto V’è suo padre or qui con voi. Gaudenzio Padre? chi? Filiberto Il signor Bruschino. Gaudenzio Padre egli è di suo cugino? Che pasticcio è questo qua? Bruschino E’ un pasticcio saporito. (alla quinta) Vieni avanti, disgraziato! (Esce Bruschino figlio.) Bruschino figlio Padre mio!.. sono pentito! Gaudenzio Che vuol dir? Bruschino Che ho terminato qui ogni mia paternità. Gaudenzio (a Filiberto) Ei suo figlio! Filiberto Appunto. Gaudenzio (accennando Florville) E questo? Filiberto Suo cugino. Gaudenzio E voi diceste? Filiberto Vi diss’io ch’egli è Bruschino, mai suo figlio. Gaudenzio (irato a Florville) E voi tacete? Dichiarate!.. rispondete! Bruschino Dirò io com’è la cosa. Egli amava vostra figlia, e per farla alfin sua sposa qual non è s’è finto qua. Gaudenzio E chi siete? Florville Un uom d’onore. Bruschino Bagatelle!.. e come!.. è figlio di Florville il Senatore! Gaudenzio Di Florvil!.. del mio nemico! Florville Padre mio! Gaudenzio No! Bruschino Vergognoso! (contraffacendo ciò che fece prima Gaudenzio a lui) Per un stolido puntiglio rinegate adesso un figlio! Gaudenzio Cospetton! Florville (supplichevole assai a Gaudenzio) E’ il padre estinto! Bruschino (come sopra) Eh tornate alla ragione! Poverin! fa compassione! Sofia e Florville Colpa è amore dell’errore, perdonate per pietà. (Gaudenzio è concentrato in se stesso.) Bruschino (forte all’orecchio di Gaudenzio) Ehi, li avete già sposati. Gaudenzio Disgraziati! Sofia e Florville Padre amato! Gaudenzio Ah!.. Sofia e Florville Perdon!.. (Li abbraccia.) Gli altri V’ha perdonato, ed in ben finita è già. Tutti Quai portenti non opra l’amore se padrone si rende d’un cor! Tutti in giubilo dunque cantiamo viva sempre sì viva l’amor.

Gioacchino Rossini

Breve biografia del compositore
La prima parte della sua vita fu come uno dei suoi celeberrimi, travolgenti crescendo (compose la prima opera all'età di quattordici anni); poi - come per iniziare una seconda esistenza - vennero il precoce ed improvviso abbandono del teatro, la depressione e il ritiro nella pace della campagna parigina di Passy, con molte pagine di musica ancora da scrivere. Nato a Pesaro il 29 febbraio 1792, tre mesi dopo la morte di Wolfgang Amadeus Mozart, il Cigno di Pesaro - come fu definito[2] - impresse al melodramma uno stile destinato a far epoca e del quale chiunque, dopo di lui, avrebbe dovuto tener conto; musicò decine di opere liriche senza limite di genere, dalle farse alle commedie, dalle tragedie alle opere serie e semiserie. La sua famiglia era di semplici origini: il padre Giuseppe - detto Vivazza (morto il 20 aprile 1839) - fervente sostenitore della Rivoluzione francese, era originario di Lugo (Ravenna) e suonava per professione nella banda cittadina e nelle orchestre locali che appoggiavano le truppe francesi d'occupazione; la madre, Anna Guidarini, era nata ad Urbino ed era una cantante di discreta bravura. In ragione delle idee politiche del padre, la famiglia Rossini fu costretta a frequenti trasferimenti da una città all'altra tra Emilia e Romagna. Così il giovane Rossini trascorre gli anni della giovinezza o presso la nonna o in viaggio fra Ravenna, Ferrara e Bologna dove il padre era riparato nel tentativo di sfuggire alla cattura dopo il restauro del governo pontificio. Dal 1802 la famiglia vive per qualche anno a Lugo; qui Gioachino apprende i primi rudimenti di teoria musicale nella scuola dei fratelli Malerbi. Successivamente la famiglia si trasferisce a Bologna. Ed è proprio nella città felsinea che Rossini inizia lo studio del canto (fu contralto e cantore all'Accademia filarmonica), del pianoforte e della spinetta presso il maestro Giuseppe Prinetti. Nel 1806, a quattordici anni, si iscrive al Liceo musicale bolognese, studia intensamente composizione appassionandosi alle pagine di Haydn e di Mozart (è in questo periodo che si guadagna l'appellativo di tedeschino), mostrando grande ammirazione per le opere di Cimarosa e scrive la sua prima opera (Demetrio e Polibio, che sarà rappresentata però soltanto nel 1812). Conosce Isabella Colbran, cantante lirica, maggiore di età, che sposerà a Castenaso il 16 marzo 1822 e da cui si separerà intorno al 1830.

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