Delirio

Teatro San Carlo http://www.teatrosancarlo.it

Napoli
  • Direttore Pier Giorgio Morandi
  • aprile 2021
    16
    venerdì
    20:00 > 21:00
    1 ora
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Delirio

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Connessi all'Opera
Francesco Bertini
Gala lirico L’Opera per la vita
Questa recensione si riferisce a L'Opera per la Vita al Associazione Lirica Trevigiana.
La sua prova appare maiuscola, in particolare per quanto attiene l’utilizzo sempre fluido e naturale dei registri acuto e sopracuto, la rotondità della zona centrale e l’attento dosaggio delle sfumature, tanto rilevanti in “Ah, non credea mirarti… Ah! Non giunge” da La sonnambula di Bellini e nell’ampio finale del primo atto della Traviata, dove il soprano investe appieno i propri mezzi per tornire compiutamente i cangianti stati d’animo di Violetta.
Connessi al Opera
Francesco Bertini
Treviso, Teatro Comunale – Musica per il palato, con Jessica Pratt e Antonino Siragusa
Questa recensione si riferisce a Musica per il palato al Associazione Lirica Trevigiana.
Il soprano inglese, australiano d’adozione, offre una propria funambolica lettura di “Una voce poco fa” da Il barbiere di Siviglia, ma colpisce in particolare nel rondò finale “Tace la tromba altera” dalla rara Matilde di Shabran. Al cospetto della scrittura rossiniana, Pratt domina il pentagramma con piena padronanza e omogeneità d’emissione: tutta la zona acuta, cui s’aggiungono le frequenti puntature sopracute, è corposa e timbrata, i centri risultano sonori e sempre a fuoco, anche durante le agilità più serrate. Le medesime impressioni si hanno all’ascolto della cavatina della Comtesse Adèle “En proie à la tristesse” da Le Comte Ory. All’udire la naturalezza con la quale l’artista snocciola gli abbellimenti rossiniani, il teatro esplode in unanimi consensi e apprezzamenti.
Opera Click
Federica Faldetta
Palermo - Teatro Massimo: "Delirio", recital di Jessica Pratt
Questa recensione si riferisce a Delirio al Teatro Massimo.
i suoi armonici riempiono la sala grande del teatro inebriandoci con gli ultimi fuochi d’artificio e dimostrando fino alla fine che un’estrema padronanza della tecnica vocale unita ad un’intensa interpretazione genera un canto naturale e spontaneo.

Opera Click
Federica Faldetta
Palermo - Teatro Massimo: "Delirio", recital di Jessica Pratt
Questa recensione si riferisce a Delirio al Teatro Massimo.
i suoi armonici riempiono la sala grande del teatro inebriandoci con gli ultimi fuochi d’artificio e dimostrando fino alla fine che un’estrema padronanza della tecnica vocale unita ad un’intensa interpretazione genera un canto naturale e spontaneo.
Opera Click
Federica Faldetta
Palermo - Teatro Massimo: "Delirio", recital di Jessica Pratt
Questa recensione si riferisce a Delirio al Teatro Massimo.
i suoi armonici riempiono la sala grande del teatro inebriandoci con gli ultimi fuochi d’artificio e dimostrando fino alla fine che un’estrema padronanza della tecnica vocale unita ad un’intensa interpretazione genera un canto naturale e spontaneo.


Brani

Sinfonia: Norma

tratto da Norma di Vincenzo Bellini

Quest'aure mattutina...Madre! deh placati...Ah! di contento ripiena ho l'alma

tratto da Emilia di Liverpool di Gaetano Donizetti
Testo
Quest'aura mattutina, quest'astro risplendente mi par che in dolce calma riponga i sensi miei... Sventurata piu son! che dissi mai? Non vi è pace per me... dovunque inoltro, ovunque io volgo il passo, la squallid'ombra di mia madre irata sempre... ahi! sempre io miro! Mi persegue il rimorso ov'io m'aggiro! Madre! deh placati! Misera me! Ti spinse a morte il fatto mio... Mi rende un Dio giusta mercé! Ondeggio, e palpito! Avvampo, e mi agito! E resa stupida mi manca il piè! Amici miei, prendete... Preghiere al ciel volgete... Ah! di contento ripiena ho l'alma! Il vostro giubbilo ripone in calma, e il cor più lieto brillar mi fa!

Ah! non credea mirarti... Ah! non giunge

tratto da La Sonnambula di Vincenzo Bellini
Non disponibile in italiano
While sleepwalking, Amina prays for Elvino and then sings her sorrow. She remembers the engagement ring that he took from her when he believed she was unfaithful to him.
Testo
Ah,non credea mirarti si presto estinto, o fiore; passasti al par d'amore, che un giorno sol(o) duro. Potria novel vigore il pianto mio recarti ma ravvivar l'amore il pianto mio, ah no, non puo. Ah, non giunge uman pensiero al contento ond'io son piena: a miei sensi io credo appena; tu m'affida o mio tesor. Ah, mi abbraccia, e sempre insieme, sempre uniti in una speme, della terra, in cui viviamo ci formiamo un ciel d'amor.

Ouverture: Il Barbiere di Siviglia

tratto da Il Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini

Carlo... Nel silenzio della sera... No non è ver mentirono

tratto da Linda di Chamounix di Gaetano Donizetti
Testo
Carlo! Carlo! A consolarmi affrettati, tal giorno desiato. Innanzi al cielo, agli uomini... tua sposa... diverrò... tua sposa... mio... si... Ah! Innanzi al cielo, agli uomini tua sposa diverrò. si, si, si Carlo... Nel silenzio della sera tornerm, ah, felici sposi ahi diletti pini ombrosi, dove nacque il nostro amor La tu a me donasti il core, Carlo, mi giurasti eterna fé, si, si, è mia cara e sola speme sempre vivere, sempre vivere, ah con te, ah si, con te, ah si, si, si, con te, in ciel, in ciel con te, si viver con te, ah sempre, O Carlo, con te. No, non è ver... mentirono: Tradir tu non mi puoi, E solo per me palpita Fedele il tuo bel cor. Cadrebbe ai piedi tuoi Linda tradita, esanime Ah! non potrei nascondermi Al mondo, al genitor. Andiam. Ecco alfine, ecco il bel giorno. Madre mia, madre! Ah mio padre! La rivale! La rival! Carlo... vieni, vieni No, non è ver... mentirono: Tradir tu non mi puoi, E solo per me palpita Fedele il tuo bel cor. Cadrebbe ai piedi tuoi Linda tradita, esanime Ah! non potrei nascondermi Al mondo, al genitor.

Qui la voce sua soave” … “Vien diletto, in ciel la luna

tratto da I Puritani di Vincenzo Bellini
Testo
Qui la voce sua soave Mi chiamava e poi sparì. Qui giurava esser fedele, Qui il giurava, E poi crudele, mi fuggì! Ah! mai più qui assorti insieme Nella gioia dei sospir. Ah! rendetemi la speme, O lasciate, lasciatemi morir! Vien, diletto, è in ciel la luna! Tutto tace intorno, intorno; Finchè spunti in ciel il giorno, Ah, vien, ti posa sul mio cor! Deh! t'affretta, o Arturo mio, Riedi, o caro, alla tua Elvira; Essa piange e ti sospira, Vien, o caro, all'amore.

Sinfonia: Don Pasquale

tratto da Don Pasquale di Gaetano Donizetti

Il dolce suono mi colpì di sua voce...Ardon gli incensi... Spargi d'amaro pianto

tratto da Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti
Sinossi
Non disponibile in italiano
Raimondo has just interrupted the marriage celebrations to tell the guests that Lucia has gone mad and killed her bridegroom Arturo. Lucia enters. In the aria she imagines being with Edgardo, soon to be happily married.
Testo
RAIMONDO Eccola! CHORUS Oh giusto cielo! Par dalla tomba uscita! LUCIA Il dolce suono mi colpì di sua voce!...Ah, quella voce m'è qui nel cor discesa! Edgardo, io ti son resa, Edgardo, ah, Edgardo mio! Sì, ti son resa, fuggita io son da' tuoi nemici. Un gelo mi serpeggia nel sen! Trema ogni fibra!...Vacilla il piè! Presso la fonte meco t'assidi alquanto. Ohimè! Sorge il tremendo fantasma, e ne separa! Ohimè! Ohimè! Edgardo! Edgardo! Ah! Il fantasma ne separa! Qui ricovriamo, Edgardo, a piè dell'ara. Sparsa è di rose!...Un'armonia celeste, di', non ascolti? Ah! L'inno suona di nozze! Il rito per noi s'appresta!...Oh me felice! Edgardo, Edgardo, oh me felice! Oh, gioia che si sente e non si dice! Ardon gli incensi...splendon le sacre faci, splendon intorno! Ecco il Ministro! Porgimi la destra...Oh, lieto giorno! Alfin son tua, alfin sei mio, a me ti dona un Dio. Spargi d'amaro pianto Il mio terrestre velo, Mentre lassù nel cielo Io pregherò, pregherò per te Al giunger tuo soltanto Fia bello il ciel per me! Ah sì, ah sì, ah sì per me Fia bello il ciel Il ciel per me Ah sì, ah sì, ah sì per me Sì, per me... per me... Ah sì Spargi d'amaro pianto Il mio terrestre velo, Mentre lassù nel cielo Io pregherò,…

Vincenzo Bellini

Vincenzo Salvatore Carmelo Francesco Bellini (Catania, 3 novembre 1801 – Puteaux, 23 settembre 1835) è stato un compositore italiano, tra i più celebri operisti dell'Ottocento. Le sue opere furono dieci in tutto, più famose e rappresentate sono La sonnambula, Norma e I puritani. Biografia Nato a Catania il 3 novembre 1801 da Rosario Bellini e da Agata Ferlito in un appartamento in affitto di Palazzo Gravina Cruyllas in Piazza San Francesco, Vincenzo fu figlio e nipote d'arte: il nonno Vincenzo Tobia Felice, originario di Torricella Peligna e all'epoca noto compositore di musiche sacre, già attivo a Petralia Sottana, fu scritturato da Ignazio Paternò Castello e pertanto si trasferì a Catania in via Santa Barbara. Il piccolo Vincenzo dimostrò precocemente un interesse nei confronti della musica e intorno all'età di 14 anni si trasferì a studiare dal nonno il quale ne intuì l'alta predisposizione verso la composizione. Intorno al 1817 la sua produzione si fa particolarmente intensa, per convincere il senato civico ad ottenere una borsa di studio per il perfezionamento da effettuarsi al Real Collegio di Musica di San Sebastiano, con una supplica datata al 1818. Nel 1819 ottenne la borsa di 36 onze annue grazie all'interesse dell'intendente del Vallo, il duca di Sammartino. Partì da Messina, ospite dello zio padrino Francesco Ferlito, il 14 giugno e giunse al porto di Napoli dopo cinque giorni di tempesta, scampando fortunosamente ad un naufragio. A Napoli fu allievo di Giacomo Tritto, ma conosciuto Nicola Antonio Zingarelli preferì seguire quest'altro, il quale lo indirizzò verso lo studio dei classici e il gusto per la melodia piana ed espressiva, senza artifici e abbellimenti, secondo i dettami della scuola musicale napoletana. Tra i banchi del conservatorio ebbe come condiscepoli Saverio Mercadante ed il musicista patriota Piero Maroncelli, ma soprattutto conobbe il calabrese Francesco Florimo, la cui fedele amicizia lo accompagnerà per tutta la vita e dopo la morte, allorché Florimo diventerà bibliotecario del conservatorio di Napoli e sarà tra i primi biografi dell'amico prematuramente scomparso. In questo periodo Bellini compose musica sacra, alcune sinfonie d'opera e alcune arie per voce e orchestra, tra cui la celebre Dolente immagine il cui testo è attribuito alla sua fiamma di allora, Maddalena Fumaroli, opera oggi nota solo nelle successive rielaborazioni per voce e pianoforte. Nel 1825 presentò al teatrino del conservatorio la sua prima opera, Adelson e Salvini, come lavoro finale del corso di composizione. L'anno dopo colse il primo grande successo con Bianca e Fernando, andata in scena al teatro San Carlo di Napoli col titolo ritoccato in Bianca e Gernando per non mancare di rispetto al principe Ferdinando di Borbone. L'anno seguente il celebre Domenico Barbaja commissionò a Bellini un'opera da rappresentare al Teatro alla Scala di Milano. Partendo da Napoli, il giovane compositore lasciò alle spalle l'infelice passione per Maddalena Fumaroli, la ragazza che non aveva potuto sposare per l'opposizione del padre di lei, contrario al matrimonio con un musicista. Sia Il pirata (1827) che La straniera (1829) ottennero alla Scala un clamoroso successo: la stampa milanese riconosceva in Bellini l'unico operista italiano in grado di contrapporre a Gioachino Rossini uno stile personale da cui prende la bellezza proprio quest'ultimo, basato su una maggiore aderenza della musica al dramma e sul primato del canto espressivo rispetto al canto fiorito. Meno fortuna ebbe nel 1829 Zaira, rappresentata a Parma per inaugurare il nuovo Teatro Ducale di Parma (oggi Teatro Regio di Parma) e la cui rappresentazione riscosse scarso successo. Lo stile di Bellini mal si adattava ai gusti del pubblico di provincia, più tradizionalista. Delle cinque opere successive, le più riuscite sono non a caso quelle scritte per il pubblico di Milano (La sonnambula, e Norma, entrambe andate in scena nel 1831) e Parigi (I puritani - 1835). In questo periodo compose anche due opere per il Teatro La Fenice di Venezia: I Capuleti e i Montecchi (1830), per i quali adattò parte della musica scritta per Zaira, e la sfortunata Beatrice di Tenda (1833). La svolta decisiva nella carriera e nell'arte del musicista catanese coincise con la sua partenza dall'Italia alla volta di Parigi. Qui Bellini entrò in contatto con alcuni dei più grandi compositori d'Europa, tra cui Fryderyk Chopin, e il suo linguaggio musicale si arricchì di colori e soluzioni nuove, pur conservando intatta l'ispirazione melodica di sempre. Oltre ai Puritani, scritti in italiano per il Théâtre-Italien, a Parigi Bellini compose numerose romanze da camera di grande interesse, alcune delle quali in francese, dimostrandosi pronto a comporre un'opera in francese per il Teatro dell'Opéra di Parigi. Ma la sua carriera e la sua vita furono stroncate a meno di 34 anni da un'infezione intestinale probabilmente contratta all'inizio del 1830. Bellini fu sepolto nel cimitero Père Lachaise, dove rimase per oltre 40 anni, vicino a Chopin e a Cherubini. Nel 1876 la salma fu traslata nel Duomo di Catania. Nelle varie tappe che segnarono il ritorno in Patria, il feretro del compositore fu accolto ovunque con calore e commozione. Giunto infine nella sua città natale, vennero celebrate le solenni esequie, a cui parteciparono migliaia di catanesi, alcuni parenti del compositore (tra cui due fratelli ancora in vita), e una folta rappresentanza di autorità civili, militari e religiose. In onore del ritorno in Patria delle sue spoglie la sua città natale riprodusse l'Arco di Trionfo di Parigi in ricordo del soggiorno francese del musicista. La tomba fu realizzata dallo scultore Giovanni Battista Tassara, mentre il monumento cittadino fu opera di Giulio Monteverde. Heinrich Heine lo descrive così: «Egli aveva una figura alta e slanciata e moveva graziosamente e in modo, starei per dire, civettuolo. Viso regolare, piuttosto lungo, d'un rosa pallido; capelli biondi, quasi dorati, pettinati a riccioli radi; fronte alta, molto alta e nobile; naso diritto; occhi azzurri, pallidi; bocca ben proporzionata; mento rotondo. I suoi lineamenti avevano un che di vago, di privo di carattere, di latteo, e in codesto viso di latte affiorava a tratti, agrodolce, un'espressione di dolore». Secondo Heine, Bellini parlava francese molto male, anzi: «orribilmente, da cane dannato, rischiando di provocare la fine del mondo».

Gaetano Donizetti

Domenico Gaetano Maria Donizetti (Bergamo, 29 novembre 1797 – Bergamo, 8 aprile 1848) scrisse più di settanta opere, oltre a numerose composizioni di musica sacra e da camera. Le opere del Donizetti oggi più sovente rappresentate nei teatri di tutto il mondo sono L'elisir d'amore, la Lucia di Lammermoor e il Don Pasquale. Con frequenza sono allestite anche La fille du régiment, La Favorite, la Maria Stuarda, l'Anna Bolena, la Lucrezia Borgia e il Roberto Devereux. Nato a Bergamo il 29 novembre 1797, fu ammesso alle lezioni caritatevoli di musica tenute da Giovanni Simone Mayr e Francesco Salari. Fu proprio il Mayr ad aprire all'allievo prediletto le possibilità di successo, curandone prima la formazione e affidandolo poi alle cure di Stanislao Mattei. A Bologna, dove proseguiva gli studi musicali, il Donizetti scrisse la sua prima opera teatrale, Il Pigmalione. La rappresentazione "Enrico di Borgogna" a Venezia nel 1818, segnò il suo esordio teatrale. Firmato nel 1827 un contratto con l’impresario Domenico Barbaya, Donizetti si stabilì a Napoli, raggiungendo il grande successo con "Anna Bolena" ed "Elisir d’Amore". Nel 1829 era stato nominato direttore dei Teatri Reali di Napoli e, nel 1834, accettò la Cattedra di Composizione al Conservatorio della stessa città. Nel 1832, alla morte di Vincenzo Bellini, nonostante l'antipatia dimostrata in vita nei confronti del musicista, Donizetti gli dedicò una Messa da Requem. Nel 1835, Donizetti fece rappresentare a Napoli la "Lucia di Lammermoor" e, mentre la vita professionale del compositore andava a gonfie vele, venne colpito da una serie di lutti: in pochi mesi morirono il padre, la madre e la seconda figlia. Donizetti interruppe ogni sua attività in Italia per recarsi a Parigi, su consiglio di Gioachino Rossini. Nonostante la sfortuna continuasse a perseguitare il musicista con la morte della moglie e di un'altra figlia, Gaetano Donizetti curò il dispiacere e la solitudine componendo in pochi anni "Don Pasquale", "Don Sebastiano del Portogallo", "Linda di Chamounix", "Maria di Rohanna" e il "Conte di Chalais". Nel 1842 ricevette a Vienna l’ambita nomina di Maestro di Cappella di Corte, ma la sua salute, peggiorò sempre di più ed alla fine fu internato nel manicomio di Ivry-sur-Seine. Nel 1847, Donizetti,trasportato a Bergamo, fu accolto dai baroni Basoni Scotti, che lo assistettero fino alla morte, sopravvenuta l'8 Aprile 1848.

Gioacchino Rossini

La prima parte della sua vita fu come uno dei suoi celeberrimi, travolgenti crescendo (compose la prima opera all'età di quattordici anni); poi - come per iniziare una seconda esistenza - vennero il precoce ed improvviso abbandono del teatro, la depressione e il ritiro nella pace della campagna parigina di Passy, con molte pagine di musica ancora da scrivere. Nato a Pesaro il 29 febbraio 1792, tre mesi dopo la morte di Wolfgang Amadeus Mozart, il Cigno di Pesaro - come fu definito[2] - impresse al melodramma uno stile destinato a far epoca e del quale chiunque, dopo di lui, avrebbe dovuto tener conto; musicò decine di opere liriche senza limite di genere, dalle farse alle commedie, dalle tragedie alle opere serie e semiserie. La sua famiglia era di semplici origini: il padre Giuseppe - detto Vivazza (morto il 20 aprile 1839) - fervente sostenitore della Rivoluzione francese, era originario di Lugo (Ravenna) e suonava per professione nella banda cittadina e nelle orchestre locali che appoggiavano le truppe francesi d'occupazione; la madre, Anna Guidarini, era nata ad Urbino ed era una cantante di discreta bravura. In ragione delle idee politiche del padre, la famiglia Rossini fu costretta a frequenti trasferimenti da una città all'altra tra Emilia e Romagna. Così il giovane Rossini trascorre gli anni della giovinezza o presso la nonna o in viaggio fra Ravenna, Ferrara e Bologna dove il padre era riparato nel tentativo di sfuggire alla cattura dopo il restauro del governo pontificio. Dal 1802 la famiglia vive per qualche anno a Lugo; qui Gioachino apprende i primi rudimenti di teoria musicale nella scuola dei fratelli Malerbi. Successivamente la famiglia si trasferisce a Bologna. Ed è proprio nella città felsinea che Rossini inizia lo studio del canto (fu contralto e cantore all'Accademia filarmonica), del pianoforte e della spinetta presso il maestro Giuseppe Prinetti. Nel 1806, a quattordici anni, si iscrive al Liceo musicale bolognese, studia intensamente composizione appassionandosi alle pagine di Haydn e di Mozart (è in questo periodo che si guadagna l'appellativo di tedeschino), mostrando grande ammirazione per le opere di Cimarosa e scrive la sua prima opera (Demetrio e Polibio, che sarà rappresentata però soltanto nel 1812). Conosce Isabella Colbran, cantante lirica, maggiore di età, che sposerà a Castenaso il 16 marzo 1822 e da cui si separerà intorno al 1830.

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