Plácido Domingo - Arena 100

Arena di Verona http://www.arena.it/filarmonico/it

Verona
  • Direttore Francesco Ivan Ciampa
  • agosto 2023
    06
    domenica
    21:00 > 00:00
    3 ore
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Plácido Domingo - Arena 100

Programma
  • Ah! non credea mirarti... Ah! non giunge

    taratto da La Sonnambula di Vincenzo Bellini
    • - Amina
  • Glitter and be gay

    taratto da Candide di Leonard Bernstein

Stampa e Recensioni

Opera Click
Federica Faldetta
Palermo - Teatro Massimo: "Delirio", recital di Jessica Pratt
Questa recensione si riferisce a Delirio al Teatro Massimo.
i suoi armonici riempiono la sala grande del teatro inebriandoci con gli ultimi fuochi d’artificio e dimostrando fino alla fine che un’estrema padronanza della tecnica vocale unita ad un’intensa interpretazione genera un canto naturale e spontaneo.
Connessi all'Opera
Francesco Bertini
Gala lirico L’Opera per la vita
Questa recensione si riferisce a L'Opera per la Vita al Associazione Lirica Trevigiana.
La sua prova appare maiuscola, in particolare per quanto attiene l’utilizzo sempre fluido e naturale dei registri acuto e sopracuto, la rotondità della zona centrale e l’attento dosaggio delle sfumature, tanto rilevanti in “Ah, non credea mirarti… Ah! Non giunge” da La sonnambula di Bellini e nell’ampio finale del primo atto della Traviata, dove il soprano investe appieno i propri mezzi per tornire compiutamente i cangianti stati d’animo di Violetta.

Brani

Glitter and be gay

tratto da Candide di Leonard Bernstein

Ah! non credea mirarti... Ah! non giunge

tratto da La Sonnambula di Vincenzo Bellini
Non disponibile in italiano
While sleepwalking, Amina prays for Elvino and then sings her sorrow. She remembers the engagement ring that he took from her when he believed she was unfaithful to him.
Testo
Ah,non credea mirarti si presto estinto, o fiore; passasti al par d'amore, che un giorno sol(o) duro. Potria novel vigore il pianto mio recarti ma ravvivar l'amore il pianto mio, ah no, non puo. Ah, non giunge uman pensiero al contento ond'io son piena: a miei sensi io credo appena; tu m'affida o mio tesor. Ah, mi abbraccia, e sempre insieme, sempre uniti in una speme, della terra, in cui viviamo ci formiamo un ciel d'amor.

Leonard Bernstein

Leonard Bernstein « Il più grande pianista tra i direttori, il più grande direttore tra i compositori, il più grande compositore tra i pianisti...un genio universale » (Artur Rubinstein) Leonard Bernstein nella foto di Jack Mitchell Leonard Bernstein, nato con il nome di Louis (Lawrence, 25 agosto 1918 – New York, 14 ottobre 1990), è stato un compositore, pianista e direttore d'orchestra statunitense. Secondo il sondaggio tra cento famosi direttori d'orchestra pubblicato dalla rivista Classic Voice nel dicembre 2011 è considerato il secondo più grande direttore d'orchestra di tutti i tempi dietro a Carlos Kleiber e davanti a Von Karajan e Toscanini. Artista di grande fama internazionale, è stato direttore della New York Symphony Orchestra, dell'Orchestra filarmonica d'Israele e dal 1958 al 1968 direttore musicale della New York Philharmonic. Biografia Bernstein nasce a Lawrence, nel Massachusetts, nel 1918 da una famiglia di ebrei polacchi di Rovno. Si avvicina al pianoforte all'età di 10 anni. Frequenta la Boston Latin School, nel 1939 è alla Harvard University dove prende lezioni di teoria musicale e contrappunto da Arthur Tillman Merritt e Walter Piston. A Filadelfia dal 1939 al 1941 frequenta il Curtis Institute of Music dove studia direzione d'orchestra con Fritz Reiner e orchestrazione con Randall Thompson. Presso il Berkshire Music Center a Tanglewood studia composizione musicale con Serge Koussevitzky (al quale fu assistente e poi successore). Bernstein dirige la New York City Symphony (1945) Nel 1943 Bernstein è nominato direttore assistente dell'Orchestra Filarmonica di New York, avendo l'occasione di mostrarsi al grande pubblico quando sostituisce in novembre il direttore Bruno Walter alla Carnegie Hall. Successivamente dal 1945 al 1947 è direttore della New York City Center Orchestra. Fa la sua comparsa come direttore ospite presso altre orchestre negli Stati Uniti, in Europa e Israele, svolgendo un'intensa attività concertistica nei più importanti centri musicali del mondo, dedicandosi contemporaneamente alla composizione. Nel 1952 avviene la prima rappresentazione nel Teatro Comunale di Firenze di The Age of Anxiety, musicato da Bernstein. Nel 1953 in due concerti, dove è anche pianista, diventa il primo americano a dirigere a Milano l'Orchestra della Scala di Milano. Nello stesso anno alla Scala dirige Medea (Cherubini) con Maria Meneghini Callas e Fedora Barbieri e viene rappresentato un balletto con le sue musiche di The Age of Anxiety (la Sinfonia n. 2), nel 1955 dirige La Sonnambula con Maria Callas, La Bohème e due concerti con l'Orchestra filarmonica d'Israele ed Isaac Stern nei quali esegue anche la sua Serenata dal Convito di Platone, nel 1958 un concerto sinfonico in trasferta al Teatro Regio di Parma e due alla Scala, nel 1959 l'Orchestra Filarmonica di New York in due concerti dove è anche pianista, nel 1978 l'Orchestra ed il Coro dell'Opera di Stato di Vienna in Fidelio con Gundula Janowitz e Lucia Popp e la Wiener Philharmoniker in un concerto con le Sinfonie n. 2 e n. 3 di Ludwig van Beethoven, nel 1982 l'Orchestra ed il Coro della Scala in tre concerti con musiche di Igor Stravinskij, nel 1984 l'Orchestra Filarmonica della Scala in due concerti ed infine nel 1989 in un concerto. Per il Teatro La Fenice di Venezia dirige in prime esecuzioni assolute la Sinfonia breve di Bruno Bettinelli e la Serenata dal Convito di Platone di sua composizione con Isaac Stern nel 1954; con l'Orchestra Filarmonica di New York dirige alla Fenice un concerto sinfonico nel 1959 e due concerti nel 1968 e dirige l'Orchestra ed il Coro della Scala nella Sinfonia di Salmi di Igor Stravinskij nella Basilica dei Santi Giovanni e Paolo (Venezia) nel 1982. Nel 1955 avvengono le première nella Carnegie Hall di New York di "The Lark" e di "Salomé" di Leonard Bernstein. Dal 1958 al 1969 Bernstein è direttore d'orchestra e direttore musicale dell'Orchestra Filarmonica di New York, diventando il primo nato negli USA a ricoprire questi incarichi. Leonard Bernstein, 1955 Con questa orchestra svolse diverse tournée internazionali in America Latina, Europa, Unione Sovietica e Giappone. Accresciuta la sua popolarità attraverso le sue apparizioni non solo come direttore d'orchestra e pianista, ma anche come commentatore e intrattenitore, Bernstein intraprende progetti di sensibilizzazione dei giovani ascoltatori dirigendo programmi televisivi come "Omnibus" e "I concerti dei giovani". Dopo il 1969 ha continuato a scrivere musica e ad esibirsi come direttore ospite con numerose sinfonie in tutto il mondo. Artista stravagante, impegnato anche nel musical, Bernstein è autore di una produzione di stampo neoromantico. Leonard Bernstein nel 1971 Nel 1960 dirige le prime esecuzioni assolute nella Carnegie Hall di New York di "Evocation" di Ralph Shapey e del Concerto per mirliton e orchestra di Mark Bucci. Nel 1963 esegue come pianista la prima esecuzione assoluta postuma nella Carnegie Hall di New York della Sonata per clarinetto e pianoforte (Poulenc) con Benny Goodman. Nel 1964 debutta al Metropolitan Opera House di New York dirigendo Falstaff (Verdi). Al Wiener Staatsoper dirige il Falstaff con Dietrich Fischer-Dieskau e Rolando Panerai nel 1966, la Sinfonia n. 2 (Mahler) con Christa Ludwig nel 1967, Der Rosenkavalier con la Ludwig e Gwyneth Jones nel 1968, Fidelio con la Jones e Lucia Popp nel 1970 e la sua A Quiet Place nel 1986. Complessivamente egli ha diretto in 42 rappresentazioni viennesi. Sempre allo Staatsoper viene eseguita la sua Mass nel 1981. Nel 1968 dirige la prima esecuzione assoluta nella Philharmonic Hall del Lincoln Center di New York del Concerto n. 2 per orchestra "Zvonï" di Rodion Konstantinovich Shedrin. Al Metropolitan dirige Cavalleria rusticana con Grace Bumbry e Franco Corelli nel 1970 e Carmen con Marilyn Horne nel 1972. A Salisburgo nel 1979 dirige il concerto nel Großes Festspielhaus con la Sinfonia n. 9 di Ludwig van Beethoven con Gwyneth Jones, Hanna Schwarz, René Kollo e Kurt Moll ed avviene la prima esecuzione assoluta nella Kleines Festspielhaus di "Piccola Serenata" di sua composizione. Nel 1982 avviene la prima rappresentazione nel Lincoln Center di New York di "Candide" di sua composizione. Nel 1988 dirige la prima rappresentazione nell'Empire Theatre di Glasgow della sua "Candide". Come compositore Bernstein ha fatto uso sapiente di elementi diversi che vanno da temi biblici, come nella Sinfonia n. 1 (1942, chiamato anche Geremia) e il Chichester Psalms (1965), ai ritmi jazz, come nella Sinfonia n. 2 (1949; The Age of Anxiety), su una poesia di Wystan Hugh Auden; a temi liturgici ebraici, come nella Sinfonia n. 3 (1963; Kaddish). Le sue opere più note sono il musical On the Town (1944, girato 1949), Wonderful Town (1953, girato nel 1958), Candido (1956), e la molto popolare commedia musicale West Side Story (1957, girato 1961), scritta in collaborazione con Stephen Sondheim e Jerome Robbins. Scrisse anche le partiture per i balletti di Fancy Free (1944), Fax (1946), e Dybbuk (1974), e ha composto le musiche per il film Fronte del porto (1954), per il quale ha ricevuto una nomination all'Oscar. La sua Messa, scritta appositamente per l'occasione, è stata eseguita in apertura del John F. Kennedy Center for the Performing Arts di Washington, nel settembre 1971. Alla Scala nel 1984 venne rappresentata invece l'opera A Quiet Place and Trouble in Tahiti. Nel 1989 diresse due esecuzioni storiche di Ludwig van Beethoven, la Sinfonia n. 9 in re minore, svolte a Berlino Est e Ovest per celebrare la caduta del muro di Berlino. Fu tra i massimi interpreti di Gustav Mahler, contribuendo molto alla cosiddetta Mahler renaissance che si sviluppò a partire dai primi anni sessanta. Bernstein pubblicò una raccolta di conferenze, The Joy of Music (1959); Concerti Giovani, della lettura e dell'ascolto (1962); L'infinita varietà della Musica (1966), e La questione senza risposta (1976), prelevato dalle sue Letture di Charles Eliot Norton alla Harvard University (1973).

Vincenzo Bellini

Vincenzo Salvatore Carmelo Francesco Bellini (Catania, 3 novembre 1801 – Puteaux, 23 settembre 1835) è stato un compositore italiano, tra i più celebri operisti dell'Ottocento. Le sue opere furono dieci in tutto, più famose e rappresentate sono La sonnambula, Norma e I puritani. Biografia Nato a Catania il 3 novembre 1801 da Rosario Bellini e da Agata Ferlito in un appartamento in affitto di Palazzo Gravina Cruyllas in Piazza San Francesco, Vincenzo fu figlio e nipote d'arte: il nonno Vincenzo Tobia Felice, originario di Torricella Peligna e all'epoca noto compositore di musiche sacre, già attivo a Petralia Sottana, fu scritturato da Ignazio Paternò Castello e pertanto si trasferì a Catania in via Santa Barbara. Il piccolo Vincenzo dimostrò precocemente un interesse nei confronti della musica e intorno all'età di 14 anni si trasferì a studiare dal nonno il quale ne intuì l'alta predisposizione verso la composizione. Intorno al 1817 la sua produzione si fa particolarmente intensa, per convincere il senato civico ad ottenere una borsa di studio per il perfezionamento da effettuarsi al Real Collegio di Musica di San Sebastiano, con una supplica datata al 1818. Nel 1819 ottenne la borsa di 36 onze annue grazie all'interesse dell'intendente del Vallo, il duca di Sammartino. Partì da Messina, ospite dello zio padrino Francesco Ferlito, il 14 giugno e giunse al porto di Napoli dopo cinque giorni di tempesta, scampando fortunosamente ad un naufragio. A Napoli fu allievo di Giacomo Tritto, ma conosciuto Nicola Antonio Zingarelli preferì seguire quest'altro, il quale lo indirizzò verso lo studio dei classici e il gusto per la melodia piana ed espressiva, senza artifici e abbellimenti, secondo i dettami della scuola musicale napoletana. Tra i banchi del conservatorio ebbe come condiscepoli Saverio Mercadante ed il musicista patriota Piero Maroncelli, ma soprattutto conobbe il calabrese Francesco Florimo, la cui fedele amicizia lo accompagnerà per tutta la vita e dopo la morte, allorché Florimo diventerà bibliotecario del conservatorio di Napoli e sarà tra i primi biografi dell'amico prematuramente scomparso. In questo periodo Bellini compose musica sacra, alcune sinfonie d'opera e alcune arie per voce e orchestra, tra cui la celebre Dolente immagine il cui testo è attribuito alla sua fiamma di allora, Maddalena Fumaroli, opera oggi nota solo nelle successive rielaborazioni per voce e pianoforte. Nel 1825 presentò al teatrino del conservatorio la sua prima opera, Adelson e Salvini, come lavoro finale del corso di composizione. L'anno dopo colse il primo grande successo con Bianca e Fernando, andata in scena al teatro San Carlo di Napoli col titolo ritoccato in Bianca e Gernando per non mancare di rispetto al principe Ferdinando di Borbone. L'anno seguente il celebre Domenico Barbaja commissionò a Bellini un'opera da rappresentare al Teatro alla Scala di Milano. Partendo da Napoli, il giovane compositore lasciò alle spalle l'infelice passione per Maddalena Fumaroli, la ragazza che non aveva potuto sposare per l'opposizione del padre di lei, contrario al matrimonio con un musicista. Sia Il pirata (1827) che La straniera (1829) ottennero alla Scala un clamoroso successo: la stampa milanese riconosceva in Bellini l'unico operista italiano in grado di contrapporre a Gioachino Rossini uno stile personale da cui prende la bellezza proprio quest'ultimo, basato su una maggiore aderenza della musica al dramma e sul primato del canto espressivo rispetto al canto fiorito. Meno fortuna ebbe nel 1829 Zaira, rappresentata a Parma per inaugurare il nuovo Teatro Ducale di Parma (oggi Teatro Regio di Parma) e la cui rappresentazione riscosse scarso successo. Lo stile di Bellini mal si adattava ai gusti del pubblico di provincia, più tradizionalista. Delle cinque opere successive, le più riuscite sono non a caso quelle scritte per il pubblico di Milano (La sonnambula, e Norma, entrambe andate in scena nel 1831) e Parigi (I puritani - 1835). In questo periodo compose anche due opere per il Teatro La Fenice di Venezia: I Capuleti e i Montecchi (1830), per i quali adattò parte della musica scritta per Zaira, e la sfortunata Beatrice di Tenda (1833). La svolta decisiva nella carriera e nell'arte del musicista catanese coincise con la sua partenza dall'Italia alla volta di Parigi. Qui Bellini entrò in contatto con alcuni dei più grandi compositori d'Europa, tra cui Fryderyk Chopin, e il suo linguaggio musicale si arricchì di colori e soluzioni nuove, pur conservando intatta l'ispirazione melodica di sempre. Oltre ai Puritani, scritti in italiano per il Théâtre-Italien, a Parigi Bellini compose numerose romanze da camera di grande interesse, alcune delle quali in francese, dimostrandosi pronto a comporre un'opera in francese per il Teatro dell'Opéra di Parigi. Ma la sua carriera e la sua vita furono stroncate a meno di 34 anni da un'infezione intestinale probabilmente contratta all'inizio del 1830. Bellini fu sepolto nel cimitero Père Lachaise, dove rimase per oltre 40 anni, vicino a Chopin e a Cherubini. Nel 1876 la salma fu traslata nel Duomo di Catania. Nelle varie tappe che segnarono il ritorno in Patria, il feretro del compositore fu accolto ovunque con calore e commozione. Giunto infine nella sua città natale, vennero celebrate le solenni esequie, a cui parteciparono migliaia di catanesi, alcuni parenti del compositore (tra cui due fratelli ancora in vita), e una folta rappresentanza di autorità civili, militari e religiose. In onore del ritorno in Patria delle sue spoglie la sua città natale riprodusse l'Arco di Trionfo di Parigi in ricordo del soggiorno francese del musicista. La tomba fu realizzata dallo scultore Giovanni Battista Tassara, mentre il monumento cittadino fu opera di Giulio Monteverde. Heinrich Heine lo descrive così: «Egli aveva una figura alta e slanciata e moveva graziosamente e in modo, starei per dire, civettuolo. Viso regolare, piuttosto lungo, d'un rosa pallido; capelli biondi, quasi dorati, pettinati a riccioli radi; fronte alta, molto alta e nobile; naso diritto; occhi azzurri, pallidi; bocca ben proporzionata; mento rotondo. I suoi lineamenti avevano un che di vago, di privo di carattere, di latteo, e in codesto viso di latte affiorava a tratti, agrodolce, un'espressione di dolore». Secondo Heine, Bellini parlava francese molto male, anzi: «orribilmente, da cane dannato, rischiando di provocare la fine del mondo».

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